La guida di sala dell'Archivio centrale dello Stato, nella sezione dedicata agli Archivi degli organi di governo e amministrativi dello Stato, riporta la raccolta speciale dal titolo Stragi-(Direttiva Renzi), contenente la documentazione versata ai sensi della Direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 22 aprile 2014.

Tale provvedimento straordinario ha disposto il versamento anticipato della documentazione prodotta dagli organi centrali dello Stato relativamente a nove stragi italiane: Piazza Fontana a Milano (1969), Gioia Tauro (1970), Peteano (1972), Questura di Milano (1973), Piazza della Loggia a Brescia (1974), Italicus (1974), Ustica (1980), stazione di Bologna (1980), Rapido 904 (1984).
Si tratta di una cospicua documentazione giunta all’Archivio Centrale dello Stato a partire dal 1° agosto 2014. A oggi si contano 77 versamenti e 156 uffici produttori, per un totale di circa 2.000 faldoni, versati in formato sia cartaceo, sia digitale.

L’Archivio centrale si è adoperato affinché il materiale fosse immediatamente fruibile secondo le norme stabilite dal Codice dei beni culturali e del paesaggio in materia di consultabilità. In particolare, per quanto riguarda la documentazione di carattere riservato, la Direttiva disponeva l’immediata declassifica degli atti da parte dell’ente originatore. Ai fini della sicurezza dello Stato quindi tale documentazione è accessibile poiché non riveste più carattere riservato. Tuttavia, la natura stessa degli atti impone le dovute cautele «nell’interesse della sicurezza di persone, della riservatezza di terzi, ovvero delle relazioni internazionali». Pertanto, nel caso in cui al momento del versamento sia stata segnalata la presenza di documenti contenenti dati e informazioni da tutelare, la consultazione è garantita attraverso l’oscuramento degli elementi sensibili, che saranno resi manifesti solo allo scadere dei termini previsti dall’art. 122 del Codice.

I materiali pervenuti in formato digitale sono consultabili da due postazioni informatiche che consentono di navigare in un file-system che riproduce i livelli dei soggetti produttori. La documentazione versata nel solo formato cartaceo è accessibile invece secondo il consueto regolamento della sala di studio.
Tuttavia, sono emerse da subito alcune difficoltà di consultazione dovute in particolare alla eccessiva granularità delle descrizioni, alla discontinuità e alla decontestualizzazione della documentazione, nonché alla mancanza di omogeneità tra i formati: tutte condizioni che rendono la ricerca assai complessa e frammentata.
È necessario sottolineare che il carattere di estrema urgenza della Direttiva non ha consentito l’intervento preventivo da parte dell’Amministrazione archivistica, lasciando così a ciascun soggetto versante la possibilità di gestire autonomamente le attività di individuazione e versamento del materiale. Gli uffici hanno quindi compilato elenchi di versamento dettagliatissimi, ma rispondenti più a una logica d’uso corrente che ai criteri di organizzazione della documentazione per finalità di conservazione e ricerca storica.
Nel dicembre 2015, l’allora Sottosegretario della Presidenza del Consiglio ha inviato a tutti i ministri della Repubblica alcune indicazioni per uniformare i versamenti al cosiddetto modello DIS, ovvero la modalità adottata dalle Agenzie di sicurezza che avevano correttamente versato le serie archivistiche intere. A quella data però buona parte del materiale individuato dalle altre Amministrazioni risultava già versato all’Archivio Centrale: tornare indietro sarebbe stato complesso, se non impossibile.
A partire dagli inizi del 2016 la Presidenza del Consiglio e l’Archivio Centrale dello Stato condividono l’intento di valorizzare l’intera operazione attraverso la realizzazione di un progetto finalizzato ad agevolare l’accesso e la corretta consultazione della documentazione. Il 6 maggio 2016 viene firmato quindi un accordo che prevede il riordinamento e la digitalizzazione di tutti i materiali versati, che saranno infine consultabili attraverso la rete virtuale degli Archivi di Stato italiani, garantendo così la possibilità di un accesso responsabile da tutto il territorio nazionale.

La realizzazione del progetto offre sicuramente la possibilità di sanare quelle criticità che, da un punto di vista puramente archivistico, rappresentano degli errori nell’applicazione della disciplina. Il vero nodo della vicenda resta (e resterà) quello di aver predisposto un versamento della documentazione per materia, applicando così alle carte un criterio di selezione tematico in base allo specifico evento storico. Non meno importante è la questione legata al coinvolgimento di uffici che per legge hanno già un archivio storico e che sono (e saranno) privati per sempre di una parte del proprio patrimonio documentario.
D’altro canto, non si può ignorare la bontà dell’intera operazione, non solo per aver garantito l’accesso ad una documentazione già di natura riservata, ma anche per aver sollevato l’attenzione su tematiche legate agli archivi e alla loro corretta gestione. Sotto molti aspetti, la Direttiva ha evidenziato uno stato di necessità, mettendo in luce le carenze dell’Amministrazione statale nella gestione dei propri archivi, centrali e periferici. Difatti, i versamenti ai sensi della Direttiva hanno riguardato anche tutti gli Archivi di Stato che hanno accolto la documentazione prodotta dalle Amministrazioni periferiche dello Stato.
Al fine di un completo monitoraggio delle operazioni, il Segretario generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, lo scorso 28 settembre, ha costituito un Comitato consultivo coordinato dal Sovrintendente dell’Archivio centrale dello Stato. Ne fanno parte rappresentanti della Presidenza del Consiglio, dell’Amministrazione archivistica, del mondo accademico e delle associazioni dei familiari delle vittime.

Nei mesi scorsi il Comitato ha stabilito alcuni criteri generali di intervento al fine di incrementare e perfezionare le attività: a livello centrale sono state sollecitate le Amministrazioni i cui versamenti risultano ancora esigui o del tutto assenti; a livello periferico ci si è avvalsi del lavoro della Direzione generale Archivi che ha compilato una mappatura puntuale dei versamenti presso tutti gli Archivi di Stato, individuandone le carenze e le possibili modalità di intervento.
In conclusione, è importante segnalare che proprio in seno a questo Comitato sono maturate riflessioni di carattere generale al fine di uscire definitivamente dalla fase emergenziale da cui origina la Direttiva. Alcune delle indicazioni fornite alle Amministrazioni mirano infatti a ripristinare una gestione disciplinata degli archivi, così come previsto dalla normativa vigente, sollecitando pertanto la costituzione delle Commissioni di sorveglianza e incoraggiando la regolarità dei versamenti ordinari.

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