Il prossimo 30 novembre a Londra si svolgerà la cerimonia di chiusura dell'edizione 2016 dei Digital Preservation Awards: a ricevere il premio, le persone e le organizzazioni, provenienti da tutto il mondo, che più hanno dato un contribuito e dimostrato di innovare nel campo della conservazione digitale.

(Tom Woolley, wiki.dpconline.org, CC-BY-NC)

Il Digital Preservation Awards nella sua edizione 2016 si terrà il prossimo 30 novembre a Londra per premiare le persone e le organizzazioni, provenienti da tutto il mondo, che più hanno innovato e contribuito nel campo della conservazione digitale.

Tra i finalisti ci sono progetti di università, aziende e singoli ricercatori ripartiti in 6 categorie: Ricerca e innovazione, Insegnamento e comunicazione, Ricerche di studenti, Progetti di conservazione digitale applicati all’industria, Salvaguardare l’eredità digitale e il premio di adesione alla Digital Preservazion Coalition.

Il Digital Preservation Awards è stato istituito nel 2004 dalla Digital Preservation Coalition, l’organizzazione inglese che dal 2001 si occupa di conservazione di risorse digitali e di rendere la memoria digitale accessibile in futuro.

Il premio viene assegnato ogni due anni a progetti e servizi, selezionati dai giudici della DPC, che sono stati completati dalla fine dell’edizione precedente e che sono proposti dalle comunità di riferimento attraverso una segnalazione alla DPC a cui fa seguito una votazione pubblica. Prima della decisione finale dei giudici, i membri della DPC sono invitati a esprimere il proprio voto in ogni categoria. Ai membri viene richiesto di selezionare la prima e la seconda scelta per ogni categoria e di dare un feedback ai finalisti. A seconda della categoria i vincitori ricevono una riconoscimento o un premio in denaro.

Negli ultime edizioni sono stati premiati progetti come:

  • bwFLA (Functional Long Term Archiving and Access) dell’Università di Friburgo che ha sviluppato una soluzione di emulazione cloud e scalabile per l’accesso a risorse native digitali (2014)
  • Game Preservation in the UK di Alasdair Bachell sulle dinamiche dell’industria dei videogiochi rispetto alla conservazione digitale (2014)
  • PLANETS (Preservation and Long-term Access through Networked Services) per costruire servizi e strumenti per contribuire a garantire l’accesso a lungo termine a beni culturali e scientifici digitali (2012)
  • Memento del centro di ricerca di Los Alamos, un protocollo web che aggiunge la dimensione temporale all’http permettendo di visualizzare le pagine web in un determinato momento del passato (2010)
  • DROID e PRONOM dei National Archives britannici, software e database per il riconoscimento del formato dei file (2007)

 

 

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