Abbiamo rivolto alcune domande a Roberto Lorenzetti, direttore dell'Archivio di Stato di Rieti, a proposito del recupero dell'Archivio storico comunale di Amatrice, il centro che ha subìto il maggior numero di perdite umane a causa del terremoto avvenuto nella notte tra il 23 e il 24 agosto del 2016.

Una fase del recupero dei documenti dell’Archivio storico comunale di Amatrice.

Che cosa ha provato quando è arrivato ad Amatrice il 31 agosto?
Quello che si prova arrivando ad Amatrice è terribile. Si hanno in testa le immagini della televisione, ma stando lì è un’altra cosa. Quel silenzio irreale nel percorrere qualche tratto di strada in zona rossa è un pugno nello stomaco. Dopo le drammatiche notizie delle centinaia di persone decedute nel terremoto, il pensiero è andato anche al centro storico, un luogo simbolo che fa parte del DNA di tanti di noi e, subito dopo, all’Archivio storico comunale.

Qual è stato il ruolo dell’AdS nell’intervento di recupero dell’Archivio storico comunale di Amatrice?
Quel paese ormai non c’è più. Si rischiava che anche la sua memoria andasse definitivamente perduta, come era accaduto con i precedenti terremoti, soprattutto quelli del 1639 e 1703. Come Archivio di Stato, il primo problema che abbiamo affrontato è stato di individuare il luogo dove era conservato l’archivio e, grazie all’aiuto di chi ne era a conoscenza, siamo riusciti a riposizionarlo in pianta. È stata una operazione tutt’altro che scontata, in quanto ad Amatrice i riferimenti stradali sono stati del tutto cancellati. C’è stato poi un sopralluogo e quindi il recupero e il trasporto in piena notte presso l’Archivio di Stato di Rieti con i colleghi, che non finirò mai di ringraziare, alcuni dei quali rientrati dopo cena per scaricare il camion. Il tutto è stato ovviamente coordinato dall’unità di crisi del Mibact, con il concorso dei colleghi dell’Istituto centrale per il restauro e la conservazione del patrimonio archivistico e librario (Ircpal), dei Vigili del fuoco e dei Carabinieri del Nucleo operativo beni culturali e la collaborazione del Corpo forestale dello Stato. Fondamentale è stato anche il ruolo della Soprintendenza archivistica e bibliografica del Lazio nel fornire puntualmente i dati e nella presenza del Soprintendente, Mauro Tosti-Croce, fin dal primo sopralluogo.

Come si presentava la situazione dei locali dell’Archivio storico del Comune di Amatrice? E quanto è stato possibile salvare del patrimonio documentale?
L’Archivio era conservato in un piccolo locale al pian terreno. Il tetto è rimasto miracolosamente in piedi e, malgrado le forti lesioni e i calcinacci, l’archivio stava sostanzialmente bene, con solo qualche faldone caduto a terra e niente più. Non sappiamo che cosa ne sia stato di quel piccolo locale in seguito alle forti scosse dei giorni successivi.
Direi che l’archivio storico si è potuto salvare per intero. C’è ora il problema dell’archivio di deposito e di quello corrente, che attualmente si trovano sotto sequestro giudiziario.
Quali tipi di problemi dovrete affrontare nel ricondizionamento e nel restauro del patrimonio archivistico salvato?
L’archivio non ha subìto particolari danni. Ora si tratta di ricollocarlo in ordine da noi in modo da renderlo consultabile. C’è sicuramente del materiale da restaurare, ma deriva soprattutto dal recupero dello stesso archivio circa 25 anni fa dal complesso di S. Francesco in seguito ad un incendio e al crollo della struttura. A suo tempo una parte dell’archivio, insieme a quello della Pretura, lo recuperammo sotto la neve. Per ironia della sorte cinque registri dello stato civile erano in restauro da noi da diverso tempo.

In una situazione di indescrivibile lutto e dolore, il vostro intervento come è stato accolto dalla comunità?
La notizia di questo recupero ha girato con forza sui social network e le risposte sono state di grande apprezzamento. Questo ci conforta sul fatto di aver svolto adeguatamente il nostro lavoro.
La popolazione ad Amatrice non c’è più, è fuori nelle tende. Eravamo in piena zona rossa, proprio sulla stessa stradina del noto Hotel Roma, dove sono morte tantissime persone. Lì si entra solo scortati da Vigili del fuoco e Carabinieri. Ora l’archivio lo teniamo qui con noi e gli riserveremo la massima cura. Personalmente non vedo l’ora di poterlo restituire ad Amatrice. Sarà l’unica cosa che gli abitanti avranno per raccontare la loro storia, ora trasformata in un grande cumulo di macerie.

Per saperne di più

Archivio storico comunale di Amatrice: bb. e regg. 1.383 per ca. 175 ml. Estremi cronologici: 1599-1955.
Archivio di deposito di Amatrice: consistenza imprecisata; luoghi di conservazione: Municipio; sede staccata del Municipio in via Roma 38; Chiesa di S. Maria di Porto Ferrante: documentazione posta sotto sequestro dall’autorità giudiziaria.

Il comunicato del Mibact

 

 

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