Un aspetto poco conosciuto dell’attività svolta dall’Istituto di patologia del libro è stato l’impegno dedicato, dalla fine degli anni Trenta sino alla metà degli anni Settanta, nel contrastare il fenomeno delle infestazioni termitiche in Italia, problema di grave entità le cui conseguenze sono state spesso devastanti per le strutture lignee degli edifici e di cui hanno pesantemente risentito anche archivi e biblioteche.

In quegli anni segnalazioni di infestazioni furono registrate in varie località della penisola e quasi tutte le regioni d’Italia vennero interessate dalla presenza di questi insetti, anche se le più colpite risultarono comunque le isole, il sud e alcune del centro Italia.
A proposito di questa distribuzione Alfonso Gallo, in La lotta antitermitica in Italia (1952), così scrive: «L’ultima ricognizione eseguita dal Ministero della Pubblica Istruzione per le Biblioteche e gl’Istituti dipendenti dalla Direzione generale delle Belle Arti, dal Ministero dell’Interno per gli Archivi di Stato e da quello della Giustizia per gli Archivi notarili, fornì elementi certi su la invasione in Sicilia, Sardegna, Calabria, Campania, Lazio, Umbria e Toscana, con un’intensità varia dei focolai e delle loro dimensioni […]. I rilevamenti risultano da informazioni controllate dall’Istituto di patologia del libro o dagli Osservatori fitopatologici».

Di fronte alla vastità del fenomeno, e soprattutto alla sua pericolosità, l’IPL riuscì ad ottenere dal Ministero della pubblica istruzione la nomina di una Commissione interministeriale a cui sottoporre i dati raccolti dalle indagini e a proporre un piano organizzativo per il contrasto a tali manifestazioni. La Commissione, costituita al fine di limitare i danni non solo al patrimonio nazionale ma altresì ai centri abitati, stabilì che era necessario provvedere con interventi immediati per arrestare “invasioni” che stavano determinando problemi gravissimi anche ai molti manufatti conservati nei luoghi di conservazione archivistici e librari.

Il disegno di legge fu accolto dal Ministero della pubblica istruzione e sottoposto all’approvazione del Consiglio dei Ministri e delle due Camere (Legge 23 maggio 1952, n. 630, “Stanziamento di 750 milioni di lire per la protezione del patrimonio archivistico, bibliografico ed artistico”). Della citata legge si riporta l’art. 1 che evidenzia il ripartimento dell’importo assegnato a tali lavori: «È autorizzata la spesa di L. 750.000.000 da ripartire in tre esercizi consecutivi in ragione di L. 250.000.000 per ciascuno, ad incominciare dal 1951-52, per lo studio e lo svolgimento dell’azione disinfestatrice intesa ad assicurare la difesa del patrimonio artistico, bibliografico ed archivistico dalle invasioni di termiti. / Le quote annue di detta assegnazione verranno stanziate nello stato di previsione della spesa del Ministero del Tesoro e ripartite, a seconda delle necessità, con decreti del Ministro del Tesoro tra gli stati di previsione delle Amministrazioni interessate».

I 750 milioni di lire furono solo i primi fondi, infatti, in seguito, se ne stanziarono altri con la Legge 30 ottobre 1955, n. 1062, “Stanziamento di 500 milioni di lire da ripartire in tre anni” e con la Legge 8 marzo 1958, n. 201, “Stanziamento di 600 milioni di lire da ripartire in tre anni”.
Alla Commissione, che fungeva da organo di studio e coordinamento per le attività da intraprendere, quale sede fu assegnata l’Istituto di patologia del libro, diretto da Alfonso Gallo, il suo fondatore. La Commissione creò un “Centro di studi per la lotta antitermitica”, i cui membri si riunivano periodicamente presso l’antica Torre mozza dei “Capocci”, torretta di guardia di epoca medievale (XVI sec.) situata nel giardino dell’Istituto (il primo Orto Botanico della Capitale nell’area di Panisperna sul colle del Viminale).

La costituzione della Commissione, dotata di finanziamenti finalizzati ad individuare i siti infestati e a programmare la lotta mirata, segnò dal punto di vista storico uno dei passaggi fondamentali nella vita dell’IPL, il cui ruolo fu rilevante sia per lo studio delle termiti sia nella lotta a questi insetti dannosi. L’attività riguardò l’entomologia (morfologia, biologia ed ecologia delle termiti), la profilassi, le indagini chimiche e tossicologiche sugli insetticidi, l’isolamento architettonico, le ristrutturazioni, le disinfestazioni, i convegni, i sopralluoghi e molto altro ancora. I tecnici del gruppo di lavoro visitarono impianti industriali e laboratori scientifici stranieri per poter meglio affrontare il loro compito e raccolsero dati bibliografici specifici, da ogni parte del mondo.
Dei focolai termitici si interessò in maniera particolare Gustavo Bonaventura, collaboratore di Gallo in questa lotta e in servizio presso l’IPL dal 1944. Laureato in scienze agrarie all’Istituto superiore agrario di Pisa, Bonaventura fu autore di molte indagini sulla problematica antitermitica e pubblicò nel «Bollettino» edito dell’Istituto i numerosi studi intrapresi. Il periodico divenne così un importante punto di riferimento scientifico, sia in Italia che all’estero, in merito a questa tematica. L’opera di coordinamento e di ricerche continuò anche dopo la scomparsa di Gallo, che avvenne proprio nel 1952, anno dell’istituzione della Commissione. Lo stesso Bonaventura così scrive nel 1959: «[…] oltre ai risultati di ricerche originali compiute nei vari Laboratori dell’Istituto, vengono pubblicati i risultati delle indagini, delle ricerche e della sperimentazione concernenti il vasto e complesso campo della lotta antitermitica, alla quale collaborano scienziati ed Istituti universitari facenti parte del “Centro di studi per la lotta antitermitica”».

I tecnici dell’IPL e il personale delle Università italiane si adoperarono con tutti i mezzi per contrastare il pericoloso fenomeno, sia intervenendo in forma preventiva (con la rimozione presso archivi e biblioteche delle principali cause favorenti le invasioni delle termiti: l’oscurità, l’umidità e la scarsa ventilazione) sia valutando l’efficacia dei mezzi di lotta. Si decise quindi di effettuare una profilassi con opere di risanamento delle parti strutturali degli edifici già esistenti, mentre nel caso di edifici di nuova realizzazione mediante la creazione di apposite costruzioni-barriera che impedissero il progredire degli insetti dannosi. Inoltre, Gallo sottolinea nel già citato La lotta antitermitica in Italia (1952): «Qualsiasi accorgimento costruttivo diverrebbe vano, se si omettesse di vigilare con assiduità gli ambienti e gli oggetti in esso contenuti e se non si rispettassero le comuni norme igieniche: […] periodiche revisioni, spolverature […]». Da ciò si può capire pertanto che il solo uso degli interventi di disinfestazione non avrebbe portato ad una risoluzione del problema, il quale doveva, invece, essere affrontato in maniera razionale e integrale.

Per contrastare le termiti (e non solo), all’epoca, venivano utilizzati insetticidi sia allo stato liquido che gassoso, tutti altamente nocivi, facendo ricorso a fumigazioni con bromuro di metile, fluoruro di solforile, cloropicrina/PS, acido cianidrico ecc. o a insetticidi liquidi come il pentaclorofenolo/PCP. Nel tempo il bromuro di metile è stato inserito nell’elenco delle sostanze che devono essere gradualmente eliminate – protocollo concordato a Montréal nel 1997 ai fini della riduzione dello strato di ozono –, il fluoruro di solforile è stato considerato un gas serra ad alto potenziale di riscaldamento globale e la cloropicrina non è stata approvata in base al regolamento di esecuzione dell’UE, n. 1381/2011 della Commissione del 22 dicembre 2011 (ha poi ottenuto una deroga per alcuni specifici usi in frago-agricoltura). Dell’acido cianidrico basta solo ricordare che, oltre ad essere naturalmente un potente disinfestante, è stato la base dell’agente utilizzato per velocizzare lo sterminio di massa nelle camere a gas dei lager nazisti. Per quanto riguarda il PCP – ritenuto a quei tempi l’ideale per la lotta antitermitica – la sua produzione nell’UE è stata interrotta nel 1992 per via dell’alta tossicità e cancerogenicità per l’uomo. Oggi naturalmente per controllare le termiti non vengono più utilizzati questi potenti insetticidi ma si ricorre a strategie integrate con sistemi di nuova generazione.

Per concludere si può senza dubbio affermare che la creazione di questa Commissione, nella metà del Novecento, ha lasciato una eredità importante e cioè quella di avvalorare che problematiche di tal genere devono essere valutate da esperti con competenze di più settori scientifici. Il risultato più significativo è stato quindi il metodo con cui si è affrontato tale fenomeno. Questo tipo di approccio può essere definibile, a parere di chi scrive, come il precursore della strategia che viene applicata oggi con successo in ambito internazionale (in Italia purtroppo ancora limitatamente) e che prende il nome di Integrated Pest Management (IPM): “Strategia integrata degli infestanti”.

Per saperne di più

A. Gallo, La lotta antitermitica in Italia, Roma, Novagrafia, 1952.
G. Bonaventura, Ventennio, in «Bollettino dell’Istituto di patologia del Libro», XVIII (1959), III-IV, pp. 93-120.
G. Bonaventura, Contributo alla bibliografia delle termiti e della lotta antitermitica, in «Bollettino dell’Istituto di patologia del Libro», XXVIII (1969), III-IV, pp. 156-165.

Vuoi lasciare un commento?