Il 27 ottobre 2021, in occasione della Giornata mondiale UNESCO del Patrimonio audiovisivo, l’imponente Sala Spadolini di via del Collegio Romano, presso la sede del Ministero della Cultura, ha ospitato il seminario Il Vademecum per le fonti orali: una bussola per operatori, ricercatori, istituzioni.
Il Vademecum è un documento scaturito dal lavoro collettivo e dal confronto interdisciplinare, durato quasi tre anni, di studiosi e conservatori in rappresentanza dei principali soggetti che in Italia si occupano di archivi orali: diverse articolazioni del Ministero della cultura, associazioni scientifiche che operano nelle Università e negli enti di ricerca (AISV, AISO, CLARIN-IT, Centro di Sonologia Computazionale dell’Università di Padova, Istituto di Linguistica Computazionale “A. Zampolli” del CNR), vari istituti storici della Resistenza, nonché l’ANAI e le Soprintendenze archivistiche e bibliografiche della Toscana e del Piemonte-Valle d’Aosta.
Il Vademecum è nato dalla consapevolezza che una grande mole di archivi orali prodotti in passato richiedono un urgente intervento di salvaguardia e valorizzazione che ne impedisca l’irreversibile deterioramento; ha lo scopo di informare e sensibilizzare ricercatori e archivisti sull’importanza di produrre e conservare correttamente le proprie fonti orali, anche in ottica di sostenibilità della ricerca di trasmissione alle generazioni future.
Una prima versione del testo era stata presentata pubblicamente proprio un anno prima, il 27 ottobre 2020, presso l’ICBSA. Successivamente sottoposto a una revisione pubblica che si è conclusa alla fine del gennaio 2021, infine rivisto alla luce delle osservazioni ricevute, il Vademecum è stato ufficialmente presentato e discusso nel panorama nazionale degli interventi in materia di digitalizzazione e salvaguardia del patrimonio culturale.
I saluti iniziali, a cura di Antonella Mulè (ICAR), Sabrina Mingarelli (DGA) e Elisabetta Reale (ICAR), hanno inteso sottolineare proprio la complessità della gestione delle fonti orali, in quanto documenti con una loro specifica fragilità, ma anche la necessità di recuperare una visione di contesto, in cui ogni singolo documento è parte di un archivio, da cui trae senso e valore.
A dare profondità storica, etico-scientifica e umana al progetto è stato il contributo di Alessandro Portelli (Circolo Gianni Bosio), che ha spiegato le ragioni essenziali e l’importanza degli archivi orali, ricordando, con le parole di Emily Dickinson, che la parola prodotta oralmente si muove nel mondo, creando memoria: «Una parola è morta, quando viene detta / dicono alcuni / Io dico, comincia a vivere / quel giorno». Se l’oralità è per sua natura effimera e destinata a scomparire, dare un supporto materiale all’immateriale è il ruolo degli storici orali e di tutti coloro che a vario titolo lavorano per e intorno alle fonti orali, da un prospettiva accademica, ministeriale o militante. Franciska de Jong (Direttore esecutivo di CLARIN, l’infrastruttura europea per le risorse e le tecnologie linguistiche) ha invece sottolineato il ruolo che la tecnologia può giocare per gli archivi orali, all’interno di un progressivo mutamento di prospettiva che sta riguardando varie discipline umanistiche e sociali: nello specifico, si assiste ad un crescente interesse per il ruolo del linguaggio e di tutte le componenti performative e multimodali ad esso associate, come mezzi per costruire e modificare le identità, le memorie, le dinamiche storico-sociali stesse. Cruciale diventa, in questo quadro, l’elaborazione di policy condivise, e sensibili alla filosofia della open science, per la raccolta, la preservazione, la condivisione, la contestualizzazione e il riuso dei dati; in questo, il Vademecum rappresenta un punto di riferimento importante in ambito internazionale.
Hanno successivamente preso la parola i coordinatori del tavolo che ha curato la stesura del Vademecum. Il Vademecum si basa su una definizione di fonte orale elaborata e condivisa tra esperti di diverse discipline, con retroterra formativi e sensibilità anche molte diverse, come ha spiegato Alessandro Casellato (Università Ca’ Foscari di Venezia e Associazione Italiana di Storia Orale). Al centro della definizione di fonte orale stanno la nozione di parola, ossia l’idea di comunicazione realizzata tramite l’uso di una varietà linguistica parlata o segnata, e il processo di registrazione, condotto con dispositivi e scopi anche diversi ma centrale e organico alla produzione stessa di una fonte orale. A tale definizione si collegano implicazioni operative importanti: prima fra tutte, la necessità di non separare la fonte dal suo contesto, e l’allargamento del vincolo archivistico a tutti gli elementi contestuali. Le tappe del processo di formazione del Vademecum sono state ripercorse anche da Maria Francesca Stamuli (Soprintendenza archivistica e bibliografica della Toscana), che ha ricordato e spiegato l’articolazione interna del documento, dedicato a produzione e descrizione delle fonti orali, conservazione, valorizzazione e (ri)uso. Il gruppo si costituisce in un tavolo permanente di lavoro, con lo scopo di continuare ad aggiornare, ampliare e approfondire i temi e i problemi del Vademecum. Infine, Silvia Calamai (Università di Siena e Associazione Italiana di Scienze della Voce) ha sottolineato il ruolo etico-sociale delle pratiche sostenute dal Vademecum, volte alla consapevolezza e alla cura dell’esistente, ma anche alla “cura” delle giovani generazioni, e in particolare dei giovani ricercatori che cominciano a lavorare con le fonti orali e che devono potersi riferire a buone pratiche condivise da una comunità ampia di studiosi, ma al tempo stesso sufficientemente specifiche da potersi applicare alle necessità delle diverse discipline.
Una visione allargata alla strategia nazionale per la creazione di valore a partire dal patrimonio culturale è stata invece proposta da Laura Moro (direttore dell’Istituto centrale per la digitalizzazione del patrimonio culturale – Digital Library). Sono in cantiere azioni strutturali ad ampio spettro, che toccano le necessità infrastrutturali così come quelle delle applicazioni, finalizzate alla creazione di una vera e propria identità digitale del patrimonio culturale che possa creare valore culturale, sociale ed economico diretto. Il patrimonio culturale recente, relativo cioè agli ultimi due secoli, è in focus in questa prospettiva di sviluppo e pertanto il ruolo del Vademecum può essere centrale per liberare energie creative e contribuire alla formazione digitale degli individui.
A questi interventi è seguita una rassegna di diverse iniziative sviluppatesi sul territorio nazionale negli ultimi anni sul tema delle fonti orali e sonore: una pluralità di voci che hanno reso palesi il grande fermento e l’attenzione presenti intorno a questi temi.
Nella prima presentazione Antonella Mulè (Istituto centrale per gli archivi – ICAR) ha illustrato le iniziative dell’ICAR, ricordando l’attività di ricognizione sulle fonti orali e sonore che l’Amministrazione archivistica porta avanti ormai da decenni, a partire dal primo censimento delle fonti orali e degli istituti di conservazione condotto nel 1992. Il lavoro di aggiornamento della mappatura delle fonti orali e sonore in Italia è tuttora in corso ed all’interno del Sistema SIUSA (Sistema informativo unificato per le Soprintendenze archivistiche) è da poco disponibile un nuovo percorso tematico dal titolo “Le fonti audiovisive negli archivi”.
Elisa Salvalaggio (Istituto Nazionale Ferruccio Parri) ha illustrato i risultati del censimento degli archivi sonori e audiovisivi della Rete degli istituti della Resistenza e dell’età contemporanea, promosso in collaborazione con AISO e condotto dal 2019 al 2021. Il censimento, volto ad aggiornare le precedenti ricognizioni svolte all’interno della Rete, ha fatto emergere sia la ricchezza e il lavoro capillare svolto dagli Istituti della Resistenza nella loro attività di raccolta di testimonianze orali negli ultimi decenni, che le molte problematiche che Istituti e operatori incontrano nella gestione di questa tipologia di documenti.
Piero Cavallari (ICBSA) ha illustrato il progetto “Ti racconto in italiano” che ha come obiettivo la creazione e pubblicazione di un corpus di materiali originali, in gran parte inedito, utile per la valorizzazione e la diffusione della lingua italiana nel mondo. La collezione presente in questo percorso, estratta da pubblicazioni originali della Discoteca di Stato, è divisa in due distinte sezioni: una riguardante interviste realizzate dall’Istituto a personalità italiane dell’ambito letterario, artistico e imprenditoriale; l’altra proveniente invece da antologie discografiche prodotte sempre dalla Discoteca di Stato negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento.
Diego Robotti (Soprintendenza Archivistica e Bibliografica per il Piemonte e la Valle d’Aosta) ha presentato il volume Documenti sonori. Voce, suono e musica in archivi e raccolte, pubblicato nel 2021 dalla Regione Piemonte e dal Centro studi piemontesi, che riunisce in un’ottica interdisciplinare un folto gruppo di esperienze e testimonianze che spaziano dalle scienze umanistiche alla bioacustica fino all’ingegneria del suono, con l’intento di far emergere la pluralità di voci e professionaltà che si occupano di curare, conservare e valorizzare questi diversi “mondi sonori”.
Duccio Piccardi (Università degli studi di Siena) ha presentato il progetto “Archivio Vi.Vo”, sostenuto da Regione Toscana e Soprintendenza archivistica e bibliografica della Toscana e coordinato dall’Università di Siena, in collaborazione con il nodo CLARIN-IT presso l’Istituto di Linguistica Computazionale del CNR di Pisa e con la Banca della memoria del Centro ricerche ed educazione del Casentino. Il progetto, concluso nel novembre 2021, ha previsto la trattazione, come caso di studio, della documentazione sonora prodotta dall’artista ed etnomusicologa toscana Caterina Bueno (1943-2007), già digitalizzata nell’ambito del progetto PAR-FAS Gra.fo, e si propone come un modello per la conservazione e la descrizione di archivi orali.
Leonardo Mineo (ANAI e Università degli Studi di Torino) ha illustrato il progetto promosso da ANAI, ICAR e Università di Trento “La memoria degli archivisti. Fonti orali sul mestiere d’archivista”, una campagna di interviste intrapresa nel 2019, con l’obiettivo di raccogliere videointerviste di quanti hanno operato nell’ambito dell’amministrazione archivistica e dell’insegnamento accademico di discipline documentarie a partire dai primi anni Cinquanta del secolo scorso, e hanno intrecciato con queste attività, a vario titolo e con percorsi diversi, una parte più o meno significativa delle loro esistenze.
La giornata si è conclusa con il passaggio di testimone ai nuovi coordinatori per il prossimo biennio: Chiara Celata (AISV e Università di Urbino), Silvia Filippin (DGA), Elena Musumeci (ICCD), Giulia Piperno (ICBSA), Elisa Salvalaggio (INSMLI), Patrick Urru (AISO).
Per saperne di più
I risultati del censimento del 1992 sono pubblicati in Fonti orali. Censimento degli istituti di conservazione, a cura di G. Barrera, A. Martini e A. Mulè; prefazione di P. Carucci, Roma, Ministero per i beni culturali e ambientali, Ufficio centrale per i beni archivistici, 1993 (Pubblicazioni degli Archivi di Stato. Quaderni della Rassegna degli Archivi di Stato, 71)
Il programma della giornata e il testo del Vademecum sono disponibili al link
La registrazione dell’evento è disponibile al link
La notizia del precedente incontro che si è svolto il 27 ottobre 2020 è stata pubblicata nel «Mondo degli Archivi»
Per ulteriori informazioni si può scrivere a: archiviorali@gmail.com