Il 12 luglio 2021, l’Archivio di Stato di Firenze ha inaugurato una piccola mostra dedicata a Dante, o, meglio, agli eventi espositivi organizzati a Firenze in occasione dei centenari danteschi del 1865, del 1921 e del 1965.

Particolare dell’allestimento progettato da Savioli alla Certosa del Galluzzo nel 1965 (ASFi, Leonardo Savioli, Mat. fot. pos., scat. 12, 2652).

A farle da esergo, una citazione dell’architetto fiorentino Leonardo Savioli, tratta da un articolo pubblicato nel 1966 che è parte dell’esposizione: «Tentare di rivivere il passato attraverso l’opera d’arte, l’oggetto od il documento, che sono le sole testimonianze tangibili rimasteci, può essere fatto in vari modi: direi quasi che, al limite, esiste un modo per ciascuno di noi».

Queste parole colgono con precisione il carattere di unicità che contraddistingue ogni evento espositivo: non solo, quindi, quelli danteschi che si è inteso ripercorrere – ciascuno espressione di sensibilità e approccio tali da restituirci vividamente l’atmosfera dell’epoca che li ha concepiti –, ma anche la stessa mostra dell’Archivio, che di quelli è in un certo senso il contenitore, sulla quale hanno influito, soprattutto in termini di allestimento, le note vicende collegate all’attuale emergenza epidemiologica. Rinunciando a delegare integralmente al virtuale il compito di promuovere e valorizzare la documentazione storica – compito limitato, nella sua declinazione “in presenza”, dalle problematiche logistiche legate alla sicurezza –, l’Archivio fiorentino ha “inventato” un nuovo spazio espositivo, convertendo le vetrate del suo ingresso, fino a poco tempo fa dotate di una mera funzione di separazione dagli ambienti interni, in vere e proprie vetrine attrezzate per favorire, in un luogo di passaggio obbligato per gli utenti e i visitatori, un contatto diretto con i documenti.

La disposizione di questi ultimi segue l’ordine cronologico dei passati eventi celebrativi danteschi, a partire da quello del 1865 (seicentenario della nascita), ricostruito grazie alla cospicua documentazione prodotta dal Comitato promotore istituito nel 1864 dal Consiglio provinciale di Firenze. Nelle intenzioni iniziali, l’evento avrebbe dovuto essere ospitato nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, ma i dubbi relativi alla scarsa illuminazione e al timore che «li affreschi del Vasari potessero disturbare l’effetto artistico dell’Esposizione» dovettero alla fine influire in modo decisivo sulla scelta del Palazzo del Podestà (o Pretorio), l’attuale Bargello. Qui si raccolsero centinaia di oggetti (codici, documenti, oggetti d’arte etc.) provenienti da tutta Italia e dall’estero, di cui si conserva nota puntuale in elenchi che testimoniano anche l’elevatissimo numero degli espositori (biblioteche, musei, enti governativi e provinciali, gallerie, privati) che raccolsero l’invito del Comitato e del “curatore” della mostra Francesco Bonaini, già soprintendente generale agli Archivi toscani. L’inaugurazione avvenne il 14 maggio 1865. L’anno, per inciso, è dei più significativi nella storia di Firenze, poiché segnò la sua elevazione a città capitale d’Italia: ecco quindi campeggiare la firma di Vittorio Emanuele II di Savoia sulla prima pagina dell’Albo dei visitatori, seguita da quella del ministro della Pubblica istruzione Giuseppe Natoli. In generale, il fervore risorgimentale tipico dell’epoca non è estraneo alle carte di questa sezione; al contempo, alcuni personaggi evocati sono veri e propri simboli del Risorgimento: tra questi, Giuseppe Verdi, il quale, invitato a partecipare alle celebrazioni con una composizione musicale in tema dantesco, ricusò scrivendo che «in occasione tanto solenne, bisogna tacere o tentare di fare qualche cosa che si tolga dal comune».

In relazione alla mostra allestita nel 1921 (seicentenario della morte di Dante) nelle sale della Regia Biblioteca Medicea Laurenziana, con il concorso delle tre Biblioteche fiorentine (Laurenziana, Nazionale Centrale e Riccardiana) e del Regio Archivio di Stato, si espongono due documenti interni dello stesso Archivio: un elenco del materiale selezionato per l’esposizione dantesca, utile per ricostruire i tempi, la vita di Dante, la sua famiglia e le vite dei personaggi nominati nella Divina Commedia; una lettera inoltrata dalla Direzione al Ministero dell’Interno (da cui allora gli Archivi di Stato dipendevano) per ottenere l’autorizzazione a partecipare all’evento espositivo, presentato come un’occasione per «mettere in maggiore evidenza o […] far conoscere l’Archivio e i tesori da esso conservati».
Le ultime vetrine sono dedicate al centenario novecentesco della nascita di Dante, in occasione del quale si svolsero a Firenze tre eventi: un congresso internazionale e due mostre, una alla Biblioteca Nazionale Centrale e l’altra alla Certosa del Galluzzo. L’allestimento di quest’ultima, intitolata Firenze ai tempi di Dante (come il fortunato volume di Robert Davidsohn del 1929), fu affidato a Leonardo Savioli, di cui si ricostruisce il progetto espositivo grazie ai materiali del suo archivio. In particolare, le stampe fotografiche in mostra evidenziano l’attenta contaminazione fra grafica, arte e architettura che connotò l’allestimento di Savioli e che diede vita a un percorso innovativo, plastico e sperimentale, capace di far dialogare oltre 200 pezzi della più varia natura (sculture, bassorilievi, dipinti, codici, monete, documenti, armi, oggetti d’uso quotidiano) e provenienza (dal Museo del Bargello allo Stibbert, dall’Archivio di Stato alla Biblioteca Nazio-nale). In calce, a fare da controcanto all’esergo iniziale, le parole di Eugenio Montale che quell’anno conclusero il congresso internazionale di Firenze, riportate su una pagina del giornale “La Nazione” conservata nell’archivio Savioli: «la poesia, ci hanno insegnato, non è la ragione, ma solo la ragione può comprenderla e renderle giustizia piena, come il più forte al più debole. Dante non è un poeta moderno ma ciò non impedisce di comprenderlo e di sentirlo estremamente vicino».

La mostra Firenze omaggia Dante si inserisce nel ciclo di iniziative promosse dall’Archivio di Stato di Firenze, a partire dal Dantedì 2020, nell’ambito delle celebrazioni per i 700 anni dalla morte del Poeta, che culmineranno il prossimo autunno con una serie di eventi a carattere espositivo, seminariale, di intratteni-mento che saranno ospitati all’interno dell’Istituto.

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