“L’archivio non è soltanto un’arca dove conservare questi preziosi cimeli… / l’archivio è qualcosa di vivo, di pulsante, che si nutre del tempo che attraversa”. Il 21 luglio 2021 presso l’Archivio centrale dello Stato ha avuto luogo il workshop Raccontare gli archivi con la macchina da presa, che ha visto la partecipazione del direttore generale Anna Maria Buzzi, del sovrintendente Stefano Vitali, dell’archivista Dario Taraborrelli, dei direttori degli Archivi di Stato di Napoli, Candida Carrino, e di Venezia, Gianni Penzo-Doria, della regista Chiara Ronchini e dello storico Giovanni De Luna.
Con la manifestazione è stato presentato il documentario Una storia CENTRALE, prodotto dall’Archivio centrale dello Stato per la regia di Chiara Ronchini allo scopo di raccontare, nei suoi 23 minuti, il ruolo e i compiti dell’Archivio centrale dello Stato nel panorama degli archivi di Stato italiani, la ricchezza del patrimonio conservato, la centralità della sua sala di studio come luogo di incontro e reciproca crescita tra l’amministrazione archivistica e l’utenza, l’ampiezza e il fascino del suo edificio e dei suoi depositi.
Vengono brevemente ripercorse le principali tappe della storia dell’Archivio, che coincidono con alcuni momenti di svolta della storia nazionale: con il nuovo Stato unitario viene istituito l’Archivio del Regno (1875), con la Repubblica la denominazione cambia in Archivio centrale dello Stato (1953) e ne viene disposto il trasferimento nell’attuale edificio all’Eur (1960), sulla scia dell’esigenza di una rifondazione culturale e morale del Paese.
L’archivio narrato dal documentario ha molte anime: i documenti conservati con le mille storie che racchiudono e possono essere disvelate e ricostruite, le persone, in primo luogo archiviste e archivisti, che con il loro lavoro rendono possibile la conservazione e la consultazione, i luoghi quali i depositi e la sala di studio, l’utenza che vi accede per le sue ricerche. Voci e immagini si intrecciano, si sovrappongono, si spiegano e si arricchiscono le une con le altre.
Il racconto è introdotto da una ricercatrice che spiega come l’Archivio centrale dello Stato conservi “oltre alla storia del Paese, la storia delle cittadine e dei cittadini che in Italia vivono e sono vissuti”.
I fondi archivistici presentati intendono suggerire la varietà e l’ampiezza della documentazione conservata, oltre alla diversità dei soggetti produttori: in primo luogo istituzionali, come gli organi centrali dello Stato e gli enti pubblici di rilievo nazionale, ma anche personalità della politica, della cultura, dell’architettura, dell’arte, primo archivio in Italia ad acquisirli; e infine associazioni o enti privati, permettendo di incrociare, su uno stesso tema di ricerca, diverse prospettive. “Lo Stato è importante”, ricorda il sovrintendente Stefano Vitali, “ma lo Stato oggi vive sempre più in simbiosi con la società civile”.
Tra i fondi citati alcuni versamenti più recenti, come gli archivi di Italo Balbo o Riccardo Gualino o Massimo Consoli, o quello delle cosiddette Raccolte speciali, ossia la documentazione sul terrorismo e le stragi in Italia dal 1969 e al 1984 desecretata e resa consultabile grazie alle Direttive dei Presidenti del Consiglio Prodi (2008) e Renzi (2014).
Immagini dei depositi mostrano con efficacia la vastità del patrimonio conservato, immagini della sala studio, di schedari, di strumenti di ricerca on line, di studiose e studiosi intenti sui documenti, ricordano che l’archivio è luogo di conservazione, ma soprattutto luogo di fruizione, sia per la ricerca storica che per l’esercizio dei diritti dei cittadini, poiché i documenti mantengono il loro valore giuridico anche dopo il versamento nel nostro Istituto.
Le parole del sovrintendente Vitali concludono il racconto, proiettando l’Archivio centrale dello Stato nel futuro prossimo: il salvataggio del Novecento e il pieno ingresso nel nuovo millennio sono le due sfide di medio periodo che l’Archivio centrale dello Stato deve affrontare in questa fase. Da un lato far confluire presso l’ACS tutti gli archivi novecenteschi che sono ancora presso le amministrazioni centrali, dall’altro dotarsi degli strumenti necessari alla conservazione della documentazione nativa digitale, come si sta facendo attraverso la costituzione presso l’ACS del nuovo polo di conservazione digitale degli Archivi di Stato.
Per saperne di più
È possibile vedere Una storia CENTRALE sul canale Youtube dell’Archivio centrale dello Stato cliccando qui
È possibile rivedere il workshop cliccando qui