Dal 3 al 9 maggio 2021, in Emilia-Romagna, si è tenuta la ventesima edizione di Quante storie nella Storia. Settimana della didattica e dell’educazione al patrimonio in archivio, che ha proposto numerose iniziative, che hanno visto come protagonisti – insieme a scuole, biblioteche e musei – gli archivi storici dei Comuni e quelli dello Stato, ma anche quelli di parrocchie, scuole, associazioni, centri di documentazione, università, fondazioni culturali e istituti storici.

L’iniziativa è promossa dal Servizio Patrimonio culturale della Regione Emilia-Romagna in collaborazione con la Sezione Emilia-Romagna dell’ANAI – Associazione nazionale archivistica italiana e con la Soprintendenza archivistica e bibliografica dell’Emilia-Romagna.

Il Comitato organizzatore della Settimana, come di consuetudine da alcuni anni, ha deciso di offrire agli archivisti, agli operatori e agli insegnanti che lavorano negli archivi e con gli archivi un seminario di formazione. Infatti, a partire dal convegno «Inchiostro simpatico. Evoluzioni e orientamento della didattica in archivio» del 2009, che faceva il punto della situazione dopo il convegno bolognese del 1986 su Archivi e didattica, si è continuato lavorare, anche dopo essersi confrontati con archivisti, operatori e docenti, per mettere a punto iniziative che potessero offrire riflessioni teoriche, occasioni di formazione, esperienze pratiche laboratoriali, spunti di ricerca per tutti coloro che si occupano di didattica in archivio e dell’archivio.
L’idea del seminario di quest’anno – La memoria delle parole. Strumenti, progetti ed esperienze di conservazione, valorizzazione e utilizzo didattico delle fonti orali – organizzato in due appuntamenti on line il 13 ed il 20 maggio 2021, è nata dalla consapevolezza che sempre più spesso archivisti e docenti utilizzano queste fonti in ambito didattico per la loro potenza e immediatezza, fonti che per loro natura sono però estremamente fragili e, se non adeguatamente conservate, rischiano di farci perdere per sempre le voci e i volti dei protagonisti, degli ultimi testimoni. Sul come utilizzarle al meglio e, soprattutto, sul come conservarle c’è ancora parecchia incertezza. Proprio per questo motivo in questi due incontri si sono affiancati archivisti, ricercatori e docenti per confrontarsi sul loro uso, riuso e conservazione.

Queste fonti, che appartengono alla categoria delle narrazioni del sé e restituiscono uno spaccato della società o di un gruppo sociale in un certo momento o in un certo ambito, che, in genere, non appartengono ad archivi strutturati, non sono fonti formalizzate e spesso non sono create per essere conservate. Un ulteriore problema è causato dalla fragilità dei supporti.
Nella prima sessione del 13 maggio, moderata da Anna Riva direttore dell’Archivio di Stato di Piacenza, sono intervenuti Pasquale Orsini dell’Istituto centrale per gli Archivi del MiC che ha presentato il portale Ti racconto la storia, la biblioteca digitale pubblicata nel 2018 sul portale del Sistema Archivistico Nazionale. Il progetto di public history raccoglie 140 documenti tra interviste e documenti sonori divisi in sei collezioni che raccontano la storia italiana contemporanea recente attraverso interviste, video, registrazioni radiofoniche, frammenti di memoria condivisa accessibili a tutti. Questi materiali di immediata fruibilità costituiscono un vero e proprio giacimento per l’utilizzo didattico, finalmente danno voci e volti ai documenti cartacei e si integrano perfettamente con essi. Inoltre raccontano esperienze che possono essere trasportate sul proprio territorio e confrontate con le esperienze locali. Ad esempio molto coinvolgenti risultano le 14 videointerviste del progetto Per una storia orale dell’ex Ospedale psichiatrico di Santa Maria della Pietà di Roma che danno voce ai ricoverati del manicomio, che da archivisti conosciamo solo attraverso le cartelle cliniche e i certificati dei medici.

Il secondo intervento di Maria Francesca Stamùli, funzionario della Soprintendenza archivistica e bibliografica della Toscana, ha presentato una bozza del Vademecum per il trattamento delle fonti orali che fornisce indicazioni utili a tutte le domande – finora rimaste senza risposta – degli istituti produttori o conservatori delle fonti orali e dei ricercatori, degli archivisti e dei bibliotecari che le incontrano nel corso del loro lavoro. La prima versione è stata presentata ad ottobre 2020 nell’ambito del convegno Non di sola carta. Prendersi cura degli archivi orali, durante il quale è stato lanciato un grido d’allarme per la salvaguardia di queste fonti, allo scopo di prevenirne il deterioramento dei supporti. Il lavoro, che è ancora più significativo perché frutto di un grande sforzo collettivo nato dalla collaborazione di docenti universitari, funzionari della Pubblica amministrazione, archivisti, tecnici, costituisce un punto di riferimento per i docenti e gli archivisti che hanno non solo la necessità ma anche il dovere di conservare queste fonti.

Rossella Groppi, docente del Liceo artistico “Bruno Cassinari” di Piacenza, con l’intervento Il filo del discorso. Fonti orali per la didattica ha illustrato diversi laboratori di storia condotti dapprima come docente di scuola secondaria di primo grado e poi come docente di secondaria di secondo grado. L’interesse degli esempi portati dall’insegnante, oltreché nella varietà dei temi – la Resistenza, il dopoguerra e la Grande Guerra in un paese della Bassa piacentina, la vita sul Po a Calendasco (Piacenza), gli ultimi partigiani di Piacenza, il voto alle donne – sta anche nel fatto che alcuni video e interviste sono diventati poi materiali utili per lezioni di educazione civica o di storia per gli studenti degli anni successivi, come ad esempio il video Ragazze si vota dedicato al voto delle donne nel 1946.

La seconda sessione del seminario, svoltasi il 20 maggio, è stata introdotta e moderata da Mauro Maggiorani storico e funzionario della Soprintendenza archivistica e bibliografica dell’Emilia-Romagna, ed è stata animata dagli interventi di Giovanni Contini, Cristina Ghirardini e Francesca Negri.

Lo storico Giovanni Contini dell’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea di Pistoia nell’intervento Storia orale. Quando storico e archivista coincidono ha condotto una riflessione sulle peculiarità delle fonti orali a partire dalla commistione, se non quando vera e propria coincidenza, di ruoli tra lo storico e l’archivista: lo storico orale che produce le proprie fonti conducendo interviste nell’ambito di uno specifico progetto di ricerca, è anche il primo a farsi carico della loro conservazione, descrizione e metadatazione. È fondamentale infatti per l’utilizzo nel tempo degli archivi orali da parte di altri ricercatori, che le interviste siano corredate di quante più informazioni possibili rispetto al contesto di produzione, alle particolarità di ogni singola registrazione, ad eventuali note sul rapporto con gli intervistati, informazioni che solo chi le ha prodotte può fornire. Attraverso esempi tratti da progetti relativi alle memorie di partigiani, contadini, minatori, sopravvissuti alle stragi civili, Contini ha evidenziato come le fonti orali mettano in luce elementi che altrimenti non emergerebbero, soprattutto nell’indagine di dinamiche sociali, di periodi di crisi e trasformazione personali e di classe: essendo fonti di memoria, come la memoria non sono immutabili, ma nel tempo propongono narrazioni diverse, talora false memorie, anche collettive, che permettono allo storico di comprendere aspetti che sfuggono agli stessi intervistati. A tal fine risulta molto importante anche l’utilizzo della videoregistrazione con cui si può cogliere il non verbale, componente assolutamente significativa dell’intervista, oltre a documentare l’ambiente in cui l’intervista si svolge (spesso le case degli informatori, ma anche ambienti di lavoro e processi di produzione) ed eventuali documenti, fotografie che vengono mostrati e illustrati all’intervistatore. Fonti fondamentali per la storiografia contemporanea quindi, pur se estremamente fragili e da utilizzare con cautela specie per i numerosi problemi deontologici e legali che comportano.

Cristina Ghirardini del Centro per il dialetto romagnolo della Fondazione Casa di Oriani, etnomusicologa, con un breve excursus sull’esperienza del Centro, fondato nel 2008 e attivo fino al 2019, dal 2014 riferimento sul territorio regionale per il trattamento degli archivi di etnomusicologia e tradizioni popolari, ha ben evidenziato i problemi che la conservazione, riproduzione digitale e catalogazione del materiale sonoro pongono e la conseguente necessità di avvalersi di laboratori e personale specializzati: dalle analisi preventive sullo stato di conservazione ad eventuali interventi di restauro, dalla produzione di copie digitali master per la conservazione a lungo termine alla riproduzione in formati idonei all’ascolto degli utenti, dall’individuazione di piattaforme per la catalogazione del materiale alla sua fruizione online. La sua attenzione di ricercatrice si focalizza invece sull’espressività sonora della fonte orale, cui ha introdotto mediante l’ascolto guidato di brani della fiaba Leombruno dalla voce di Pietro Camminata, Piron del fól, il narratore analfabeta registrato nel 1981 pochi mesi prima della sua scomparsa da Giuseppe Bellosi. La fiaba di Leombruno affonda le sue radici nel medioevo e nei cantari trecenteschi in ottava rima e percorre la tradizione novellistica italiana nei secoli, nota in diverse varianti regionali. L’analisi dei brani selezionati ha esaminato a molteplici livelli le tecniche espressive e le strategie narrative tipiche dei narratori tradizionali e di Pietro Camminata in particolare.

Francesca Negri docente, cura le attività didattiche dell’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea di Modena, e nel suo intervento Voci della storia. Uso delle fonti orali nella didattica della storia contemporanea ha posto l’accento sulle potenzialità di queste fonti per la didattica della storia contemporanea, soprattutto perché offrono agli studenti la possibilità di essere parte attiva nel processo di produzione della fonte, suscitando quindi nei ragazzi un maggiore coinvolgimento e interesse rispetto alla lezione frontale. All’ormai diffuso utilizzo del testimone per affiancare lo studio di temi di storia del Novecento e, quindi, delle interviste come fonte integrativa, si affiancano progetti in cui gli studenti stessi le realizzano e le conducono, stimolando il confronto intergenerazionale e anche tra coetanei. Memoria e storia vengono a costituire due poli complementari nel processo di formazione da parte dei ragazzi di una coscienza storica e nel più ampio contesto delle iniziative di educazione alla cittadinanza. Negri ha quindi presentato due prodotti multimediali che hanno comportato raccolte di videointerviste, pensati fin dall’origine per essere anche strumenti didattici flessibili: il docweb Una surreale normalità e il portale Il ’68 lungo la via Emilia. È passata poi ad illustrare alcuni progetti svolti a partire dal 2017 con gli studenti delle scuole modenesi nell’ambito dei Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento (PCTO, ex Alternanza Scuola Lavoro), in cui i ragazzi hanno condotto in prima persona interviste a coetanei ed adulti, mettendo a confronto la loro realtà con il passato. I temi affrontati sono stati il terrorismo con il percorso La parola “terrorismo”. Voci a confronto a 40 anni dall’uccisione di Aldo Moro, e il ’68, oggetto dei percorsi La Zanzara 2.0 e I ragazzi del 2018 raccontano i ragazzi del ’68.

Per saperne di più

Tutti i programmi e i materiali relativi alla Quante storie nella Storia. Settimana della didattica e dell’educazione al patrimonio in archivio 2021 e ad alcune delle precedenti sono consultabili alla pagina dedicata a Quante storie nella storia sul sito della Regione Emilia-Romagna nella sezione Servizio patrimonio culturale.

Seminario La memoria delle parole. Strumenti, progetti ed esperienze di conservazione, valorizzazione e utilizzo didattico delle fonti orali

Il portale del MIC Ti racconto la storia

La bozza del Vademecum per il trattamento delle fonti orali

Le fiabe e gli indovinelli di Piron del fól sono conservate in 67 registrazioni nell’archivio sonoro del Centro per il dialetto romagnolo e pubblicate nel volume Piron del fól. Fiabe di Pietro Camminata, raccolte da Giuseppe Bellosi a Villa Vezzano, Cesena, Il Ponte Vecchio, 2010, al cui saggio introduttivo curato da Cristina Ghirardini si rimanda per approfondimenti.

I lavori realizzati a partire dal 2017 dagli studenti delle scuole modenesi in collaborazione con Istituto storico di Modena nell’ambito dell’Alternanza Scuola Lavoro sono consultabili sul Canale Youtube dell’Istituto storico di Modena nella Playlist Alternanza scuola lavoro.

I materiali del convegno Inchiostro simpatico. Evoluzioni e orientamento della didattica in archivio sono pubblicati nel sito dell’Istituto per i beni artistici, culturali e naturali – IBC della Regione Emilia-Romagna

Il docweb Una surreale normalità

il portale Il ’68 lungo la via Emilia

 

 

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