Il portale Partigiani d’Italia, a un anno dall’anteprima (25 aprile 2020) e a circa quattro mesi e mezzo dalla definitiva pubblicazione online (15 dicembre 2020), costituisce ormai un punto di riferimento per tutti coloro che, con varie finalità, cercano informazioni attendibili su quanti hanno partecipato alla lotta di liberazione contro il nazifascismo.

25 aprile 1945, partigiane sfilano in piazza Maggiore

In pochi mesi si sono registrati circa tremila utenti, molti dei quali non si sono limitati alla visualizzazione delle singole schede digitalizzate, alla lettura delle informazioni personali raccolte nel database e del materiale di contesto storico-istituzionale, ma hanno interagito con la redazione del portale fornendo importanti correzioni di dati e chiedendo ulteriori notizie.
Per molti di questi utenti la consultazione del portale ha costituito il punto di partenza per una ricerca più ampia, che mira ad includere altra documentazione presente nello stesso fondo Archivio per il Servizio riconoscimento qualifiche e per le ricompense ai partigiani (Ricompart), conservato presso l’Archivio centrale dello Stato. È a questo istituto, infatti, che vengono inoltrate le richieste di informazioni più dettagliate sulle singole persone, al fine di riscontrare l’esistenza del relativo fascicolo personale contenente la documentazione dell’iter burocratico per il riconoscimento delle qualifiche partigiane.

Per un aggiornamento sull’andamento dei lavori, si può affermare che allo stato attuale risulta pubblicato nel portale il 52% delle schede delle Commissioni istituite, a partire dal 1945, per trattare le richieste di riconoscimento delle qualifiche partigiane. Per il raggiungimento degli obiettivi prefissati nell’accordo tra l’Icar e l’Istituto nazionale Ferruccio Parri del 2018 manca ancora circa il 13% delle schede da pubblicare.
In merito al fondo Ricompart va segnalato che l’Archivio Centrale dello Stato ha avviato da qualche mese un lavoro di ricognizione generale, di riordinamento e di descrizione strutturale delle carte. Fino ad ora è stato possibile articolare una prima struttura gerarchica del fondo, con l’individuazione dei vari soggetti produttori. Una acquisizione importante riguarda la Commissione di secondo grado, che aveva il compito di esaminare i ricorsi contro le decisioni delle Commissioni di primo grado: di questa sono state rinvenute alcune buste con documentazione omogenea che permette di comprendere più dettagliatamente il suo funzionamento e la sua attività. Infine, tale lavoro ha permesso di rintracciare materiali significativi per illustrare sia le procedure adottate per il riconoscimento delle qualifiche sia le modalità di sedimentazione delle carte e i loro passaggi da un ufficio all’altro.
L’Archivio centrale dello Stato ha anche avviato la digitalizzazione di altre tremila schede, che erano state escluse nella prima fase di acquisizione delle immagini conclusasi nel mese di maggio 2018, le quali fanno luce sui singoli componenti di alcune particolari formazioni partigiane.

Questo è sostanzialmente lo stato di avanzamento dei lavori alla data del 25 aprile 2021. Rimane ancora molto da fare. Innanzitutto, è necessario dare continuità al lavoro di verifica, implementazione, correzione e pubblicazione delle schede fino ad ora escluse dalle attività previste nel 2018: si tratta di circa il 35% del totale delle schede. Così come occorre portare avanti il lavoro di riordinamento e descrizione del fondo archivistico Ricompart: fino ad ora è stata, infatti, trattata una limitata quantità del materiale in esso conservato.
Inoltre, è ormai maturo il tempo per approfondire lo studio sul funzionamento, sulla composizione e sulle attività delle singole Commissioni, e non è più rinviabile la ricostruzione di un quadro documentato, attendibile e articolato delle varie formazioni partigiane che operarono per la liberazione dell’Italia.
Infine, deve essere ulteriormente approfondita la ricerca di fondi archivistici relativi al lavoro delle Commissioni di riconoscimento – e in generale dei fondi che contengono carte relative all’attività di tali organismi – conservati al di fuori del fondo Ricompart: è un dato di fatto che parte del materiale documentario è rimasto a livello locale e risulta custodito presso vari soggetti conservatori (inclusi alcuni Archivi di Stato).
Ebbene, tutte queste attività faranno parte di un nuovo accordo tra l’Archivio centrale dello Stato, l’Istituto centrale per gli archivi e l’Istituto nazionale Ferruccio Parri, per portare a termine un lavoro che ha già prodotto i primi importanti risultati. Solo con il lavoro di squadra e con le giuste motivazioni scientifiche si potrà mettere a disposizione dei cittadini italiani un archivio, quello della Resistenza italiana, che potrà contribuire – nella sua duplice versione digitale e cartacea – alla storia individuale e collettiva della Repubblica nata grazie al sacrificio di tutti coloro che in vari modi lottarono contro il nazifascismo.

Per saperne di più
Il portale Partigiani d’Italia
M.C. Cozzi – P. Orsini, Una nuova risorsa per la storia della Resistenza italiana. Il portale “Partigiani d’Italia”

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