Nel corso della ricerca Per un Atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia, condotta dalla Rete degli Istituti della Resistenza tra il 2013 e il 2016, sotto il coordinamento di Paolo Pezzino, era emersa con chiarezza la rilevanza dei processi per la punizione dei delitti fascisti dibattuti nell’immediato dopoguerra come fonte per lo studio della RSI.

Archivio istituto storico della Resistenza e dell’Età contemporanea di Parma, Fondo fotografico, b. 2FE 81-114 Processo a Maestri e altri, foto 108.

Le sentenze e la documentazione giudiziaria relative alle Corti d’assise straordinarie (CAS) si erano infatti dimostrate determinanti per la ricostruzione fattuale dei crimini del fascismo repubblicano e l’analisi della loro rappresentazione pubblica quali reati di collaborazionismo nella fase aurorale della nuova democrazia. Al fine di valorizzare tale fonte, l’Istituto nazionale F. Parri inaugurò, nel 2016, un nuovo progetto di ricerca finalizzato ad operare un primo censimento territoriale ad ampio spettro delle sentenze emesse da tali organismi giudiziari (affidato a I. Bolzon, L. P. D’Alessandro, A. Martini, F. Verardo, sotto il coordinamento di chi scrive).

La mappatura dei procedimenti venne organizzata attraverso un’articolata scheda di rilevamento: strumento omogeneo attraverso cui delineare, da un lato, un quadro complessivo dell’azione giudiziaria a livello nazionale; dall’altro, individuare specificità territoriali della ‘punizione legale’. La ricerca si focalizzò in particolare sull’analisi dell’opera di giudizio di alcune Corti lombarde, laziali e dell’area del Nord Est, affiancando i propri risultati a quelli di precedenti studi, perseguiti su impulso degli Istituti della Resistenza già a partire dalla metà degli anni Ottanta sulle Corti piemontesi e liguri, e in anni più recenti sul caso di Trieste.

Attualmente la banca dati raccoglie informazioni su 4.048 sentenze e 5.916 imputati giudicati da Corti d’assise straordinarie e ordinarie competenti per reati di collaborazionismo in Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Trentino Alto Adige, Veneto e Umbria. La scheda di accesso si focalizza su quattro aree tematiche: la prima relativa agli elementi identificativi della sentenza, che comprende dati sulla composizione del collegio, sul pubblico ministero e le parti lese; la seconda relativa ai principali fatti contestati quali capi d’accusa; la terza relativa agli imputati, che comprende dati anagrafici, indicazioni sull’iscrizione al PNF o PFR, status militare, occupazione e eventuali incarichi ricoperti nella RSI o alle dipendenze di autorità occupanti; la quarta, infine, segue lo sviluppo di ogni singolo caso giudiziario nel tempo: notizia di reato, imputazioni, posizione processuale, esito del procedimento di primo grado, successive impugnazioni e sentenze di secondo grado (con indicazione di eventuali annullamenti e/o rinvii a giudizio in altra sede) e notizie sull’esecuzione pena.

L’articolata struttura di indicizzazione delle sentenze, ideata come strumento tecnico prioritariamente rivolto ai ricercatori, risponde alla duplice necessità di registrare elementi d’interesse storico ricavabili dal procedimento su specifici atti di violenza del fascismo repubblicano – in primo luogo le stragi – ed elementi di natura giudiziaria sull’opera di punizione delle corti nei diversi territori provinciali. Ma si presenta anche come un sistema aperto, che si è accresciuto negli anni grazie all’apporto di nuovi gruppi di ricerca o singoli studiosi, operanti all’interno della Rete o in collaborazione con essa. Strumento di interrogazione dei dati censiti, liberamente accessibile on line dal 2018, la banca dati sulle CAS rinvia ad un archivio in copia digitale delle sentenze, conservato presso la sede dell’Istituto nazionale Parri.

Per saperne di più

Per un Atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia

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