Occorre sempre dare il giusto peso alle parole. Prendiamo ad esempio l’espressione divorare i libri. Nessuno potrebbe biasimare chi legge con avidità e passione, chi ama i libri e la lettura: in altre parole, chi divora i libri.
Tuttavia, fuor di metafora, c’è chi i libri se li mangia sul serio. Anche se l’essere umano è capace di nominare le cose in modo assai poetico, la realtà non cambia. Esiste infatti un animaletto, dall’apparenza innocua, conosciuto come pesciolino d’argento (in altre lingue petit poisson d’argent, silverfish, pececillo de plata) che nuota e nuota instancabile nelle case, negli archivi e nelle biblioteche e mangia e mangia lento e inesorabile.
Anche detta acciughina, stiamo parlando proprio della lepisma, roditore della carta, specialmente dei vecchi libri. La voce deriva dal latino scientifico lepīsma(m), a sua volta dal greco tardo lépisma ‘scorza, scaglia, involucro’.
Linneo, nella descrizione che ne fece (1758), indicava alcune caratteristiche della specie: «habitat in America inter saccharum et utensilia domestica… ». Se sull’origine transoceanica dell’insetto ci sono molte riserve da parte degli entomologi, non così sulle abitudini alimentari, come vedremo più avanti.
Pur essendo innocuo per l’essere umano, troviamo il pesciolino e i rimedi per disfarsene già nel 1808 nel «Giornale pisano di letteratura scienze ed arti», in un interessante articolo su questo nemico della carta e dei libri.
«Nel medesimo Tomo della Società Italiana delle Scienze si trova una memoria dell’illustre P. D. Pompilio Pozzetti Prof. e R. Bibliotecario a Bologna, sopra un particolare Insetto nocivo ai Libri. Questo insetto è il Lepisma Saccharina di Linneo, volgarmente detto forbicine.
Era stato il medesimo omesso nella bella Memoria del celebre Sig. Giovanni Fabbroni, inserita nel Tomo XI della società predetta, relativa al modo di preservare i Libri ec. Il sagace Autore della presente propone come efficace rimedio contro l’insetto accennato, ugualmente che contro ogni specie di insetti bibliofagi, l’aloè di commercio semplicemente preparato, cioè triturato e sciolto nell’acqua nella proporzione di una dramma d’aloè per un’oncia di farina, in modo che venga a formare una colla, la quale può applicarsi ogni qualvolta si crederà opportuno.
La Memoria di cui parliamo contiene inoltre alcuni utilissimi avvertimenti per chi costruir voglia Biblioteche, ed in somma può riguardarsi come un supplemento proficuo alla già prelodata del Chimico Toscano Signor Giovanni Fabbroni».
È curioso notare come l’appellativo forbicine compaia anche nel Dizionario tecnico-etimologico-filologico dell’Abate Marco Aurelio Marchi: «Lepisma = Genere d’insetti dell’ordine degli Atteri di Linneo e della famiglia dei Lèpismènes di Latreille, così da Linneo denominati a cagione del corpo lungo e coperto di scaglie acute, lucenti ed argentee. Geoffroy e poscia Aldrovando lo hanno chiamato Forbicine, attesa la conformazione dell’estremità delle loro zampe a guisa di Forbice».
Si tratta con ogni probabilità di una confusione generata dalla morfologia dell’insetto. Sembra quindi che con l’iperonimo pesciolino d’argento venissero chiamati insetti simili solo in apparenza, giacché le abitudini alimentari e l’habitat erano assai diversi. La cosiddetta forbicina (Forficula auricularia), nota con questo nome per via delle appendici posteriori, simili a delle pinze, è principalmente fitofaga e, paradossalmente, viene anche indicata come il principale nemico della lepisma.
Il nostro pesciolino appartiene al gruppo degli Apterigoti, considerati tra i più primitivi tra gli insetti. La sottoclasse degli Apterigoti è suddivisa in tre ordini, tra cui i Tisanuri (con i due sottordini endotrofi ed ectotrofi). Tra i Tisanuri ectotrofi, «la famiglia dei Lepismitidi comprende […] forme dal corpo appiattito, senza stili sui piedi toracici, con pochi stili sull’addome non idonei al salto, raramente con vescicole ventrali. Es. Lepisma saccharina, il comune pesciolino d’argento, vivente tra i libri, sulle sostanze zuccherine» (s. v. Apterigoti di Andrea Giardina – Enciclopedia Italiana – 1929).
Di sicuro per alcuni esseri umani esiste un nesso tra libri e le sostanze zuccherine ma una suggestiva connessione l’ha stabilita questo piccolo parassita proprio con le sue abitudini alimentari, assai deleterie e da cui deriva l’epiteto specifico ‘saccharina’.
Grande attenzione gli è dedicata nel saggio di Fausta Gallo, che descrive in modo accurato questi “nemici della cultura”. «I più frequenti ospiti delle biblioteche appartengono ai seguenti ordini: Tisanuri, Isotteri, Coleotteri, Corrodenti, Blattidi. […] Tisanuri. Tra gli insetti appartenenti a questo ordine bisogna ricordarne alcuni appartenenti alla famiglia LEPTISMATIDAE (Lepisma saccharina, Ctenolepisma targionii, ecc.), noti comunemente con il nome di “pesciolini d’argento” (…) Essi vivono tra i libri e tra le carte, e nella loro alimentazione presentano una spiccata predilezione per la carta, la colla di farina, per la gelatina fotografica e per alcune fibre tessili. […] Questo insetto provoca sulla carta corrosioni superficiali a contorno irregolare. Quando negli archivi, biblioteche, musei ecc. la presenza di questi insetti assume carattere di invasione, essi producono danni rilevanti, sforacchiando, per estensione più o meno grande, manoscritti, stampe, quadri, stoffe, tappeti, ecc.».
Altre informazioni sul pesciolino e sugli effetti nefasti della sua frequentazione dei luoghi della cultura ci sono offerti da altri studiosi. «La Lepisma saccharina è un insetto dal corpo depresso e di piccole dimensioni (lunghezza 10-12 mm) e rivestito di squame, con occhi ridotti e posti lateralmente. Le antenne (2/3 della lunghezza del corpo) sono di colore giallastro come le zampe e le appendici posteriori, queste ultime sono pressoché di uguale lunghezza.
Il pesciolino d’argento non presenta metamorfosi (ametabolo) e l’insetto neonato è uguale all’adulto e compie mute solo per aumentare le sue dimensioni. La deambulazione è per lo più notturna con spostamenti molto rapidi. Il nome comune gli deriva dalla sua particolare livrea colore argento. È comune in tutta l’Italia, nelle abitazioni e particolarmente negli ambienti umidi.
È una specie dannosa per il patrimonio scrittorio poiché si nutre soprattutto di materiale di origine vegetale come la carta, lo spago ed i tessuti (cotone e lino), nonché di adesivi a base di amido. Attacca le fotografie, poiché attratto dalla gelatina, le pelli, i tappeti ed i dipinti. Il danno prodotto da questo insetto è circoscritto alla superficie del materiale infestato» (Eugenio Veca, L’entomofauna negli archivi).
Nemico dei libri, il pesciolino riesce talvolta ad alimentare l’ispirazione di taluni scrittori. Come per esempio, nel caso del romanziere e giornalista spagnolo Juan José Millás che, nelle pagine di «El País», osserva: «Quante persone vivono di letteratura, allora. È incredibile. Questi lettori analfabeti (lepisme, ndr) che paradossalmente si nutrono delle nostre pubblicazioni sono senza dubbio i più ingenui, ma non dovremmo sottovalutarli. Forse l’universo non è altro che un gigantesco libro che qualcuno legge con passione mentre noi, i suoi pesciolini d’argento, navighiamo in esso, nonostante ne ignoriamo la sintassi. A quel gigantesco lettore dedico questo articolo (o preghiera) con la richiesta che, quando si sia stancato di leggere, chiuda il libro senza violenza, per non farci del male».
Pentito del gesto estremo è invece il giornalista Pietro Treccagnoli che, dopo aver schiacciato il minuscolo nuotatore fuor d’acqua, giunge a questa conclusione: «Ero soddisfatto, ma a poco a poco ha cominciato a farsi strada nel mio umore un senso di pietà e di commiserazione, buddista. Poveraccio, che mi ha fatto di male? Da quando, anni fa, ho letto Piccolo karma di quello straordinario e sottovalutato scrittore che è Carlo Coccioli, ho maturato una visione molto commiserevole e compassionevole dell’universo, umano, animale (soprattutto verso gli animali piccoli con i quali ci accaniamo bestialmente, non parlo di cani e gatti viziati peggio di figli unici di famiglie borghesi). Ricordo che Coccioli descrive l’incontro con un ragno, un innocuo ragno, ma brutto come tutti i ragni, nel lavandino del suo bagno in una di quelle case di legno che ha abitato, perse sul confine tra Messico e Stati Uniti. Non ricordo più se Coccioli l’ammazzò e poi se ne pentì o se lo lasciò vivere. Ma quelle pagine hanno cambiato il mio rapporto con questi tranquilli esseri ai quali la prevalenza dell’uomo ha distrutto l’habitat. Stanno aspettando che ci autodistruggiamo per riprendere la loro storia di milioni e milioni di anni. Alla faccia nostra. E dei libri sanno cosa farne: mangiarli».
Per saperne di più
Lepismas y libros: actualización del conocimiento sobre Lepisma saccharina (Zygentoma: Lepismatidae) en España, in «Boletín de la Sociedad Entomológica Aragonesa (S.E.A.)», nº 54 (30/6/2014): 351–357.
Descrizione di un particolare insetto nocivo ai libri, e modo di estirparlo; del P. P. Pozzetti ec., in «Giornale pisano di letteratura scienze ed arti», n. 28, 1808.
Dizionario tecnico-etimologico-filologico, compilato dall’Ab. Marco Aurelio Marchi, professore li lingua e filologia greca, di letteratura classica latina ec., Tomo primo (1828-1841).
Apterigoti, voce di Andrea Giardina – Enciclopedia Italiana (1929)
Fausta Gallo, Gli agenti biologici nemici delle biblioteche e degli archivi. Caratteristiche morfologiche e funzionali dei principali insetti e microorganismi nemici dei libri. Criteri fondamentali per impostare una lotta razionale contro di essi, in «Bollettino dell’Istituto di Patologia del Libro», (luglio-dicembre 1957), pp. 141-199.
Eugenio Veca, L’entomofauna negli archivi, in Le scienze applicate nella salvaguardia e nella riproduzione degli archivi, «Quaderno della Rassegna degli Archivi di Stato», 56, Centro di fotoriproduzione, legatoria e restauro degli Archivi di Stato, Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, Roma, 1989
Juan José Millás, Oración (Preghiera), EL PAÍS, 5 giugno 1998.
Pietro Treccagnoli, Il karma del “pesciolino d’argento”, «Corriere del Mezzogiorno», 26 novembre 2019.
Pietro Treccagnoli, I Tisanuri, Napoli, Langella Edizioni Napoli, 2020.