In occasione della Domenica di carta 2020 promossa dal MiBACT, la Soprintendenza archivistica e bibliografica della Toscana ha ospitato la presentazione del volume di Renato Delfiol dal titolo Archivi d’impresa. Un archivista militante.
L’incontro, moderato dal soprintendente Sabina Magrini, ha visto la partecipazione dell’autore e quella di Diana Toccafondi, per anni funzionario presso gli Archivi di Stato di Firenze e di Prato e poi Soprintendente archivistico per la Toscana dal 2009, promotrice di numerosi progetti di tutela e valorizzazione del patrimonio archivistico toscano. Toccafondi e Delfiol hanno varcato l’ingresso nel Ministero quasi in contemporanea (1978-1979) ed hanno avuto la possibilità di confrontarsi spesso, anche da prospettive diverse, su vari aspetti legati alla tutela e valorizzazione del patrimonio archivistico regionale.
Renato Delfiol, in particolare, ha gestito per lunghi anni il settore degli archivi d’impresa, a partire dall’esordio della sua attività lavorativa e fino al 2017, anno del pensionamento. La passione per il suo lavoro e la lunga esperienza acquisita gli consente di proseguire ancora oggi la sua attività attraverso la qualifica di ispettore onorario presso la Soprintendenza archivistica e bibliografica della Toscana.
La particolarità di questa giornata, per coloro che hanno avuto modo di assistere, è stata di ascoltare non solo l’esperienza di un collega che ha messo a disposizione i ricordi della vita professionale, ma anche comprendere e riflettere sul ruolo esercitato dalla Soprintendenza, le cui competenze vennero ampliate e ridefinite dal d.p.r. 30 settembre 1963, n. 1409, comunemente noto come “legge archivistica”.
Essa ha dettato le coordinate entro le quali si è svolta l’attività degli archivi negli ultimi decenni del secolo scorso e che non sono state scalfite, se non in minima parte, dalla confluenza, nel 1975, degli archivi nel nuovo Ministero per i beni culturali e ambientali, rimanendo così sostanzialmente invariate almeno fino al varo del Codice dei beni culturali e alle più recenti trasformazioni dell’organizzazione del Ministero, a partire dall’istituzione delle sue articolazioni regionali.
Col suo ingresso nella Soprintendenza archivistica della Toscana nel 1979, Delfiol venne assegnato ad un settore archivistico allora emergente, quello delle imprese. Sotto la guida dei funzionari più anziani iniziò ad occuparsi di un settore tutto da scoprire. Di lì a poco, un censimento promosso su impulso del Soprintendente e di altri, portò nel 1982 alla pubblicazione della prima guida in Toscana, ancora oggi un caposaldo per chi si appresta allo studio di questa tipologia di archivi.
Di tutte le realtà censite all’epoca, così come di quelle individuate negli anni successivi, restano i ricordi di quelle più significative, alcune delle quali ancora oggi esistenti e confluite in progetti di recupero e conservazione meritori. Nel suo libro, Delfiol ne parla con grande partecipazione emotiva, intercalando riflessioni personali sulle varie esperienze vissute e sottolineando l’importanza del contatto umano nelle relazioni sociali. Non mancano i nomi dei collaboratori archivistici con cui Delfiol è entrato in contatto nella sua lunga carriera, a cui è legato il recupero e la valorizzazione dei più importanti complessi documentari della Toscana.
Davanti alle domande rivolte ad entrambi dal soprintendente Sabina Magrini, Delfiol e Toccafondi hanno dialogato su aspetti significativi di questo settore dell’attività professionale: modalità di approccio con il proprietario dell’archivio, gestione degli scarti, rapporti tra archivistica e segreto industriale, effetti ed influenza della globalizzazione sugli archivi d’impresa, finalità della dichiarazione di notevole interesse storico, rapporti tra archivi d’impresa e territorio, valore comunicativo degli archivi e molto altro ancora.
Il dialogo ha avuto la possibilità di arricchirsi con la narrazione diretta di storie di successo ed anche di sconfitta nella consapevolezza, condivisa, dell’attuale difficoltà di gestione e monitoraggio di questa tipologia di archivi, da tempo investiti da una crisi economica che ha mutato rapidamente la storia di molte attività produttive del nostro territorio. Nell’incontro si è parlato anche di miniere e di minatori. Si è ricordato in particolare, come nell’Archivio Video di Storia orale, ideato e progettato da Giovanni Contini, siano contenute molte interviste, nelle quali i minatori del monte Amiata raccontano in modo diretto e assai suggestivo le loro esperienze di lavoro e il loro rapporto con il mondo della miniera.
La conferenza in sede, a causa delle strette misure imposte dall’emergenza sanitaria Covid-19 ha potuto garantire solo un numero di posti contingentato. Tuttavia, la diretta facebook dell’evento ha registrato ben 237 visualizzazioni, che alla data odierna sono ormai divenute più di 500.
Per saperne di più
La pagina della Soprintendenza dedicata alla presentazione del libro
La pagina Facebook della Soprintendenza
Parco nazionale Museo delle miniere dell’Amiata – Archivio Video di Storia orale