Ci sono parole a senso unico, parole il cui significato si coglie subito, senza bisogno di conoscere il contesto in cui esse prendono vita, come per esempio amicizia, yogurt o cane. Altre parole sono talmente ricche di accezioni che, per capire di che cosa si sta parlando, occorre almeno un aggettivo per qualificarle. Ed è il caso di camicia, dato o risorsa, vocaboli di cui ci siamo occupati in questa rubrica.

Paolo Caliari (detto il Veronese), Nozze di Cana (particolare del servitore che versa del vino), 1563, Parigi, Louvre

Immaginiamo di poter balzare da una parte all’altra e di percorrere in un attimo enormi distanze, come se indossassimo i magici stivali del gatto della fiaba di Perrault. E, spostandoci come fossimo felini dalla cucina di un appartamento a un ospedale, da una banca fino a giungere in un archivio, potremmo ascoltare sempre la stessa parola (versamento appunto) ma con significati assai diversi tra loro.

Il verbo latino vĕrsare ‘voltare, girare’, a sua volta derivante da vertĕre ‘volgere’, ha dato origine a numerosi significati, che, in parte presenti anche nella nostra lingua, «risalgono tutti a quello principale di ‘far uscire, rivoltando, capovolgendo’. Solo il senso figurato di ‘depositare una somma’ (e versamento per ‘deposito’) è piuttosto recente e i puristi gli si opposero proprio perché importato dalla Francia, dove verser e versement sono attestati, in questa accezione, rispettivamente dal 1788 e dal 1772» (DELI-Dizionario Etimologico della Lingua Italiana -Zanichelli).

Parlavamo di un gatto che balzava da una parte all’altra, quindi di contesti e di significati. Eccoci in un ambiente domestico, in una fabbrica o in un negozio. La fuoriuscita di un liquido contenuto in un recipiente, in seguito a una manovra di capovolgimento del contenitore, è un versamento. Così come la perdita di liquido, per esempio, da un barattolo o da un serbatoio. Se il nostro gatto saltasse a bordo di una “esse” con valore di uscita e allontanamento (s-), scoprirebbe che i suoi stivali potrebbero affondare nel liquame venefico provocato dallo sversamento (parola che nasce agli inizi degli anni Settanta del Novecento) di qualche bidone pieno di sostanze tossiche in mezzo a una desolata campagna italiana; oppure potrebbero, gatto e stivali, assistere allo sversamento in mare di qualche tonnellata di greggio fuoriuscito dai serbatoi squarciati di una petroliera.

Per estensione, versamento può voler dire ‘spargimento di sangue, perdita di vite umane’, come nelle Istorie fiorentine di Giovanni Cavalcanti (Firenze 1381 – 1451 circa): «Tutta la Città era piena di villani e di tutta gente affamata degli altrui beni, e assetata del sangue civile, non avendo riguardo più al giusto che al non giusto versamento (capitolo X – Come messer Rinaldo degli Albizzi andò a Papa Eugenio; e chi andò con lui).

La stessa parola, in àmbito medico, acquisisce tutt’altro peso e una sfumatura diversa, perché si riferisce non tanto alla conseguenza di un’operazione di capovolgimento di un recipiente quanto piuttosto ad un accumulo di qualcosa in un determinato spazio: «la raccolta di un liquido organico (sieroso, ematico o purulento) in una cavità dell’organismo: v. pleurico, v. articolare, v. pericardico, v. peritoneale, v. sinoviale, ecc.» (vocabolario Treccani online).

«- Sono in pensiero per Terni, – diceva dopo qualche giorno. – Non gli va via la febbre. Ho paura che abbia un versamento pleurico. Voglio che lo veda Stroppeni.
– Ha un versamento pleurico! – urlava rientrando, la sera, cercando mia madre in tutte le stanze. – Lidia, ma sai che Terni ha un versamento pleurico!» (Natalia Ginzburg, Lessico famigliare, 1963).

L’ormai affaticato gatto con gli stivali, in fila allo sportello di una banca, sentirà parlare di versamento in riferimento ad un’«operazione commerciale o bancaria consistente nel pagamento o nel deposito di una somma di denaro» e vedrà passare sotto i suoi occhi bollettini, moduli, distinte, lettere o fatture di versamento (Il nuovo De Mauro online).

«Egli, a quanto pare, soffre di spasmi dolorosi che nessun medico ha saputo debellare, e la buona donna, a sua insaputa, fa dei versamenti alla Cassa delle Vedove, per assicurarsi una pensione dopo la sua morte» (Alessandro Barbero, Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle, gentiluomo, 1995).

Alla fine delle sue peregrinazioni, il gatto si ferma in un archivio e si toglie gli stivali. Stanco, si siede e si domanda «perché mi trovo qui?».
Lo scopriamo subito. Secondo il Glossario presente nel sito della Direzione Generale Archivi (DGA), il versamento è l’«operazione mediante la quale un ufficio centrale o periferico dello Stato trasferisce periodicamente la propria documentazione, non più occorrente alla trattazione degli affari, nel competente Archivio di Stato, previe operazioni di scarto. La legge prevede che debbano essere versati i documenti relativi agli affari esauriti da oltre un trentennio, ma ove esista pericolo di dispersione o danneggiamento, gli Archivi di Stato possono accogliere anche documentazione più recente».
Ecco, finalmente, un versamento che non espelle ma accoglie, non disperde ma ripara, arricchendo la collettività e non il singolo.

Per saperne di più
Le citazioni letterarie da autori novecenteschi sono tratte dal Primo tesoro della lingua letteraria italiana del Novecento, a cura di Tullio De Mauro, Utet – Fondazione Maria e Goffredo Bellonci onlus, Torino 2007.
LombardiaBeniCulturali, Glossario
Sito Direzione Generale Archivi, Glossario
Articolo 41 – Obblighi di versamento agli Archivi di Stato dei documenti conservati dalle amministrazioni statali. Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 “Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell’articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137”.
Archivio federale svizzero, Archiviazione, Versamento di documenti all’Archivio federale.

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