Risale al 2012 il ritrovamento, nell’Archivio di Stato di Firenze, di un piccolo tesoro cartografico, conferito nel lontano 1919. Si tratta di una ricca collezione di carte militari risalenti al primo conflitto mondiale, che restituisce con dovizia di particolari l’immagine di ampi tratti della linea del Piave e del fronte del Cadore.

La dislocazione di trincee e fili spinati, il dispiegamento delle artiglierie e delle mitragliatrici, la posizione dei bunker sono solo alcuni degli elementi di natura militare che vi sono rappresentati.

Nel marzo 1919, a guerra conclusa, il fondo cartografico che era formato in prevalenza da carte austro-ungariche, altre italiane ed una sparuta aliquota di inglesi e francesi, fu consegnato alle autorità militari italiane in base agli accordi conseguenti l’armistizio. La sovrabbondanza di documenti cartografici (durante la guerra erano state stampate decine di milioni di carte) indusse l’Istituto Geografico Militare ad avviare al macero i fasci di carte. Fortunatamente essi furono tratti in salvo dall’allora direttore dell’Archivio fiorentino, Demetrio Marzi, il quale, intuendone l’importanza per i futuri studi storici, intervenne con piglio deciso presso l’IGM convincendo le autorità militari a trasferire le collezioni a Firenze. Le carte, tutte del biennio 1917-18, furono dunque consegnate all’Archivio di Stato e costituirono il fondo oggi denominato Miscellanea di mappe militari della Prima guerra mondiale.

Questo patrimonio documentario rimase, tuttavia, sostanzialmente sconosciuto al pubblico fino al 2012, quando fu avviato dapprima il Progetto Alisto e poi altri studi in occasione dell’imminente centenario della Grande Guerra.

L’Università di Padova, in particolare, ha condotto specifiche analisi di geografia militare, uno degli ambiti della più ampia disciplina delle geoscienze militari. È stato possibile quindi analizzare le relazioni tra la geomorfologia e l’arte militare, mettendo in luce sia l’influenza che il territorio ha esercitato sulle scelte tattiche e strategiche dei comandanti e sia le conseguenze ambientali degli eventi bellici verificatisi.

Le geoscienze militari sono normalmente appannaggio del mondo accademico, in una prospettiva storica, o dei corpi tecnici inquadrati in reparti militari, quando mirano ad individuare soluzioni pratiche durante un conflitto. La costruzione di opere campali, il movimento dei mezzi, il reperimento di risorse naturali (inerti, acqua potabile, ecc.), la topografia e la natura geologica di un territorio sono solo alcuni esempi dei possibili argomenti di studio.  Il mondo della scuola, invece, da sempre guarda agli eventi bellici solo secondo una prospettiva di analisi storica, tralasciando spesso la dimensione geografico-fisica.

Durante il mio tirocinio universitario ho avuto l’opportunità di digitalizzare e analizzare dal punto di vista geologico-militare alcune delle carte della Miscellanea di mappe militari. In particolare, le carte oggetto dello studio erano quelle del Montello (TV), un piccolo colle che fu teatro degli eventi bellici più importanti della Grande Guerra dopo la disfatta di Caporetto. Qui nel giugno 1918 furono respinti gli austroungarici durante la battaglia del Solstizio e nel novembre dello stesso anno, la battaglia di Vittorio Veneto decretò la fine del conflitto a favore del Regno d’Italia.

Non ho potuto fare a meno di chiedermi se questo approccio interdisciplinare potesse essere efficace per far conoscere a giovani studenti della scuola secondaria di primo grado quel periodo storico particolare. Si può far acquisire alcuni semplici concetti di geoscienze militari anche a studenti anagraficamente lontanissimi da quegli eventi e troppo legati al solo libro di storia, attraverso esperienze, approfondimenti e giochi? Io credo che il gioco, in particolare, sia uno strumento didattico efficacissimo, che consente pieno coinvolgimento e facilita intuizioni e deduzioni.

Concretamente, per favorire la comprensione delle interconnessioni tra la geomorfologia e gli eventi bellici, ho pertanto strutturato un’attività di role play simulando una battaglia, e col Museo di storia naturale e archeologia di Montebelluna ho proposto in alcune classi questa esperienza didattica.
Il materiale occorrente è il seguente: un telo scuro in mezzo al campo di gioco per separare le squadre ed impedire a ciascuna squadra l’osservazione del campo avversario; dei semplici banchi scolastici, per simulare le “alture”; dei cerchi ginnici per delimitare le postazioni delle artiglierie; delle palle piccole lanciate dai soldati come proiettili e delle palle più grandi per emulare le cannonate; carta e penna.

Le squadre sono due; ciascun componente è chiamato a svolgere un ruolo all’interno della propria squadra durante la battaglia. Ci saranno quindi i soldati semplici, liberi di muoversi all’interno del proprio campo, armati di palline-proiettili; gli artiglieri, fermi nella loro postazione (delimitata da un cerchio), armati di palloni-granate; un osservatore/geografo dotato di carta e penna. Quest’ultimo è l’unico componente di ogni squadra a cui è consentito osservare il campo avversario per un solo minuto e prendere nota sul foglio della disposizione dei diversi elementi del “paesaggio” (i banchi) e della posizione delle “artiglierie” (i cerchi). Infatti, è compito delle singole squadre, prima dell’inizio della battaglia, disporre tutti gli elementi in gioco pensando ad una strategia. Dove collocare le artiglierie? Vicino o sopra le alture-banco? O è meglio posizionarle vicino al telo di centro campo, lungo la “prima linea”?  Al via, l’obiettivo è quello di “eliminare” gli avversari, colpendoli con le palle di diversa misura. I colpiti escono dal gioco.

Alla fine, si traggono le conclusioni con i partecipanti. Perché ha vinto questa squadra? Quale strategia vincente ha utilizzato? L’obiettivo è far comprendere come la presenza di ostacoli, di dislivelli e di altri elementi naturali del paesaggio possa influenzare l’efficacia delle azioni militari e come, e in che misura, la presenza di un ostacolo possa influire sulla visibilità, fondamentale in un campo di battaglia. Non va inoltre sottovalutata la figura del geografo, l’“occhio” della squadra (in ambito militare è l’osservatore di artiglieria). Egli esplora, misura e racconta ciò che vede, fornisce indicazioni precise, indispensabili per ottenere un quadro complessivo del campo di battaglia, e contribuisce a realizzare carte il più possibile aderenti alla realtà, permettendo ai vertici dell’esercito di definire gli indirizzi tattici e strategici. Il profondo coinvolgimento degli studenti, lungi dall’essere un’esaltazione bellicista (sono evidenti in realtà le analogie con molte attività sportive) ha dato buoni frutti. La compilazione di questionari preparati ad hoc ha dato conferma sia del grande interesse suscitato che dell’elevato grado di approfondimento delle conoscenze acquisite.

Questa attività, e altre simili, possono diventare preziosi strumenti didattici in grado di incuriosire le nuove generazioni rispetto ad eventi molto lontani. Possono inoltre aiutare gli insegnanti a costruire percorsi didattici motivanti e alternativi, in cui lo studente sperimenta in prima persona le dinamiche dei fatti e costruisce da sé la cornice geografica entro cui inserire in un secondo momento le conoscenze tradizionali incasellando date, eventi, luoghi, battaglie e personaggi storici.

Per saperne di più

Cartografia militare della Prima Guerra Mondiale : Cadore, Altopiani e Piave nelle carte topografiche austro-ungariche e italiane dell’Archivio di Stato di Firenze, a cura di Aldino Bondesan e Mauro Scroccaro, [Crocetta del Montello], Antiga, 2016

Archivio di Stato di Firenze: «La valorizzazione delle carte topografiche militari della I Guerra Mondiale dell’Archivio di Stato di Firenze. Incontro di studio in occasione della presentazione del volume» (13 maggio 2017)

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