Lo scorso 16 aprile, in Spagna a Oviedo, dopo avere combattuto per più di un mese e mezzo contro questo maledetto virus che sta attraversando il mondo, è morto Luis Sepulveda, lo scrittore sudamericano costretto all’esilio in seguito al colpo di stato che, nel 1973, portò al rovesciamento del governo democratico di Salvador Allende e al precipitare del Cile nel cupo gorgo del regime militare del generale Pinochet.

Archivio di Stato Torino - Archivio Lanterna Magica - La gabbianella e il gatto - Luis Sepulveda

Anni prima, ancora studente al liceo di Santiago, s’era messo in luce per la scrittura di un racconto che aveva per protagonista una eccitante professoressa di storia, che si era conquistata un posto di rilievo nell’universo mentale maschile della scuola per le vertiginose e audaci minigonne. La sua prosa, militante senza mai essere faziosa, si è da sempre caratterizzata per i tratti immaginifici e favolistici, traboccanti di curiosità e di gusto per l’avventura.

Nel 1996 usciva la Historia de una gaviota y del gato que le enseñó a volar (da noi subito pubblicato con titolo immutato Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare) che con oltre sei milioni di copie vendute, sarebbe ben presto diventato uno dei racconti più letti della fine del secolo scorso. Due anni dopo, nel 1998, La gabbianella e il gatto (realizzato da Enzo D’Alò, con la società Lanterna magica, e prodotto da Cecchi Gori) diventava un film che, con oltre 12 miliardi di incassi, si sarebbe accreditato come il più importante film d’animazione della storia della cinematografia nel nostro Paese.

L’eccezionale patrimonio iconografico accumulato per la produzione di quel lungometraggio, insieme al resto dei materiali che compongono l’archivio della Lanterna magica è oggi custodito dall’Archivio di Stato di Torino. Ed è così che tutti i disegni realizzati per raccontare le avventure del Grande Topo, del gatto Zorba e dei suoi amici Colonnello, Segretario, Diderot e Pallino impegnati a difendere la città di Amburgo dall’attacco della banda dei ratti di fogna, della piccola gabbianella Fifi che, a causa della morte della madre, è allevata nella comunità dei felini e dovrà sforzarsi non poco per convincersi di non essere una di loro, possono essere consultati nelle sale della sede di piazza Castello.

La presenza di questo particolare materiale documentario è segnalata sul sito dell’ASTo nell’ambito dell’iniziativa #iorestocasa, con la quale l’istituto ha voluto dimostrare la continuità del suo operare anche in un momento in cui è costretto alla chiusura dall’emergenza sanitaria. Ogni giorno, dagli oltre ottanta chilometri di fonti raccolte nelle due sedi, viene “estratto” un documento che racconta una storia diversa: dall’atmosfera ovattata di un monastero medievale, così come dai reparti a selve di cinghie delle fabbriche novecentesche, emerge la polifonia di voci che le carte sono capaci di evocare.

Ci pare un buon modo per ricordare la memoria di un uomo che è stato capace dalle sue pagine di far parlare migliaia di voci.

 

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