Da tre settimane il blocco di tutte le attività causato dal coronavirus ha spostato qualunque manifestazione dal mondo analogico al digitale e le ha riversate sui social, con l’invito a 360° lanciato dal MiBACT a tutte le istituzioni culturali di moltiplicare l’offerta sui social per raggiungere i cittadini costretti a casa, invito espresso con la parola d’ordine: La cultura non si ferma!
Gli istituti archivistici sembrano aver preso molto sul serio questo invito e destinato una fetta consistente delle loro esigue forze – e per di più adesso, lavorando da casa – ad aggiornare il sito e mantenersi presenti su Facebook. Come vedremo, le pagine Fb non sono una scoperta recente per molti Archivi di Stato ma l’attuale impegno, così dichiarato e continuo, costituisce una novità degna di un’attenzione particolare, sulla quale vale la pena di accendere un riflettore per monitorarne l’andamento.
Per iniziare si è presa in esame l’attività di una giornata, lo scorso 25 marzo – giorno in cui la maggior parte degli studiosi colloca l’inizio del viaggio di Dante nell’Oltretomba –, da quest’anno dichiarata giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri. Tutti gli istituti del MiBACT sono stati chiamati ad aderire al Dantedì attingendo dal patrimonio conservato o tutelato un’immagine, una lettura, un oggetto che possa riferirsi al grande poeta, da proporre a testimonianza di quanto sia capillare la traccia che Dante ha lasciato nel patrimonio culturale italiano.
A partire dalla pagina dedicata all’iniziativa nel sito del MiBACT è possibile scorrere l’elenco degli eventi, che riporta in totale 213 iniziative, distinte per regione e provincia, e analizzare quanti Archivi di Stato e Soprintendenze archivistiche e bibliografiche hanno risposto, cosa hanno scelto di presentare e come lo hanno presentato.
Nell’elenco compaiono ventinove Archivi di Stato e tre Soprintendenze archivistiche (Campania, Lombardia e Sardegna), un numero di istituti abbastanza rilevante da costituire un buon campione di osservazione
Quasi tutti gli istituti dichiarano che l’iniziativa sarà presentata nella pagina Facebook, ma raggiungerla non è facile perché l’indirizzo non solo non è previsto nello schema di presentazione del MiBACT (alcuni istituti hanno rimediato inserendolo di propria iniziativa nel campo destinato alla descrizione dell’evento) ma spesso non compare neppure nella home page del sito dell’istituto.
Una volta aperte le pagine, nel passare in rassegna le iniziative salta agli occhi quanto sia stata diversa la situazione di partenza che ha orientato le scelte effettuate dagli Archivi di Stato.
Alcuni – pochi – hanno avuto compito molto facile, potendo avvalersi di un lavoro già completato o ben avviato, come l’Archivio di Stato di Bologna che ha riproposto nel proprio sito il percorso virtuale realizzato nel 2015 in occasione dei 750 anni dalla nascita del sommo poeta (1265-2015), pubblicando alcuni dei documenti più significativi sulla pagina Facebook gestita dall’Associazione Amici dell’Archivio di Stato di Bologna. O come gli Archivi di Stato di Firenze e di Genova, che hanno presentato anticipazioni delle mostre in preparazione per il 2021, 700° anniversario della morte di Dante Alighieri, dedicate l’una ai numerosi documenti sulla vita di Dante che l’istituto conserva e l’altra ai manoscritti danteschi conservati o prodotti nella Regione e ai personaggi liguri citati nella Commedia.
Anche altri istituti avevano a disposizione documenti noti e studiati, come l’Archivio di Stato di La Spezia, che conserva un fascicoletto cartaceo con le tabulae di una pace raggiunta nel 1306 che attestano il ruolo di mediatore svolto da Dante, e quello di Verona, città presso la quale ha trascorso molti anni della sua vita il figlio di Dante, il giudice Pietro Alighieri, dando origine a una discendenza che ancora oggi sopravvive. Ancora, l’Archivio di Stato di Ravenna ha attinto dal fondo della Prefettura alcune istantanee della risistemazione della zona che ospita il sepolcro di Dante, inaugurata nel settembre 1936.
Certamente non hanno avuto dubbi nella loro scelta anche quegli istituti che conservano frammenti di codici della Commedia, per lo più riutilizzati come fogli di guardia di protocolli notarili e neppure l’Archivio di Stato di Prato al quale lo scrigno inesauribile dell’archivio Datini fornisce un piccolo quaderno per gli esercizi di scrittura di un bambino di 10 anni che nel 1399 ricopia con pazienza per ben 20 volte una terzina dantesca.
Diversi altri istituti hanno riproposto passi della Divina Commedia in cui sono ricordati luoghi, fatti e personaggi legati al loro territorio e a partire da questo spunto sono andati a cercare documenti che in qualche modo vi si potessero collegare, mentre altri ancora si riallacciano alla successiva vita editoriale della Commedia presentando manoscritti e cinquecentine conservate nei fondi delle loro biblioteche.
Gli istituti ricordati fin qui hanno potuto avvalersi di un percorso almeno in parte tracciato e attingere a studi e ricerche già pronti, mentre il gruppo di quanti hanno scelto di partecipare pur mancando di spunti e riferimenti – poco meno della metà del totale – si è risolto a estrarre dai propri depositi documenti che potessero in qualche modo ricollegarsi a un personaggio legato a Dante o nominato nella Commedia. Un esempio ben riuscito è quello del nobile Francesco ‘Cecco’ Angiolieri, che fu antagonista di Dante in una poetica tenzone e di cui si trova annotato in un registro della magistratura della Biccherna di Siena il pagamento di una multa di 20 soldi, per avere infranto l’obbligo del coprifuoco. Sulla stessa linea l’Archivio centrale dello Stato ha pubblicato alcuni documenti relativi all’inaugurazione del busto di Dante oggi conservato presso il Museo dell’Arsenale di Venezia, scolpito nel 1901 da Ettore Ferrari, di cui l’istituto conserva l’archivio.
Sono da segnalare, infine, alcuni istituti che hanno sperimentato forme di condivisione e di coinvolgimento degli utenti, come la Soprintendenza della Campania che ha raccolto le videoregistrazioni di quanti hanno voluto aderire alla giornata con la lettura di una passo dantesco e li ha montati in unico video o l’Archivio di Stato di Verona che stava organizzando con un liceo cittadino una rassegna di documenti che i ragazzi avrebbero dovuto leggere ed è stato costretto dalla situazione di emergenza a ripiegare su una locandina nella pagina Fb e una presentazione nel sito.
Al termine della rassegna non si può non notare, per inciso, che Dante viene preso in considerazione solo come autore della Commedia, tralasciando completamente il resto della sua produzione letteraria, tranne un accenno al sonetto Guido, io vorrei che tu e Lapo ed io.
Passando adesso a qualche osservazione su come sono presentati questi materiali, la prima notazione è che tutti gli istituti compresi nell’elenco, meno l’AS Catania, alimentano una pagina Fb, otto delle quali sono state aperte da diversi anni (tra il 2010 e il 2013) mentre quasi la metà (12) ha avuto inizio tra il 2018 e 2019; tutte registrano un buon consenso in termini di “mi piace” e di persone che seguono la pagina (quasi la metà supera il migliaio, nessun istituto è al disotto dei trecento). Non è stato possibile verificare con quale frequenza sono state alimentate in passato ma negli ultimi giorni si registra per molte un aggiornamento quasi quotidiano, a testimonianza che l’invito a essere presenti sui social è stato raccolto da buona parte degli istituti.
Rispetto al Dantedì, alcuni istituti hanno suddiviso in più giornate la proposta dei documenti danteschi, dando il via alla presentazione il 25 marzo e proseguendo nei giorni successivi, con un andamento che è certamente indovinato perché sottolinea le caratteristiche di ciascun documento senza affastellarli tutti insieme.
Non tutti gli istituti gestiscono con la stessa sapienza il dialogo tra pagina Fb, dedicata al lancio e a una breve presentazione dell’iniziativa, e pagine del sito, dove sarebbe possibile presentare con più agio e maggiore cura scientifica ed estetica i singoli documenti e le informazioni che li dovrebbero accompagnare. Anche ad un’osservazione rapida le modalità di presentazione e distribuzione delle informazioni appaiono disuguali e indicano stadi diversi di padronanza delle tecniche della comunicazione on line. Ad esempio, una decina di istituti propongono riprese video di documenti o di letture di Dante – in pochi casi fatte da attori -, che sono da apprezzare perché manifestano un’intenzione di vivacità ma richiedono competenze professionali non sempre raggiunte.
Anche la qualità scientifica dei testi è di livello non uniforme perché, per la fretta di produrre materiale da pubblicare on line, alcuni istituti hanno accompagnato le riproduzioni dei documenti con un corredo non adeguato di informazioni sul contesto storico e archivistico o, al contrario, hanno proposto frasi prese da un libro o da un articolo, senza adattarne la presentazione alle esigenze dello strumento attraverso il quale sarebbero state diffuse.
Un’ultima osservazione riguarda l’invito a non perdere d’occhio la risposta dell’utenza, che Facebook consente almeno in parte di verificare, calibrando le proposte in base al gradimento che riscuotono.
Nel momento di grande difficoltà in cui tutti ci troviamo e in cui gli istituti archivistici sono chiamati per tanti motivi a uno sforzo senza precedenti, queste notazioni si augurano di fornire stimoli e se possibile aprire un dibattito su cosa si vuole ottenere con un’attività che certamente richiede impegno e assorbe energie. In questo periodo in cui sembra che la discesa degli Archivi nei social debba acquistare un impatto e dimensioni come non si erano ancora mai viste, sta a noi effettuare un salto di qualità verso una produzione che da un lato mantenga il rigore scientifico necessario per qualunque lavoro archivistico, dall’altro sia in linea con le regole di comunicazione proprie del mezzo utilizzato.