Frescobaldi è un nome che evoca la Toscana e alcuni dei suoi vini più apprezzati e ricercati.
Frescobaldi è il nome di un archivio di famiglia ricco di eccellenze altrettanto sopraffine, come le lettere di Artemisia Gentileschi recentemente inviate a Londra per essere esposte in una mostra sulla famosa pittrice romana presso la National Gallery di Londra, la cui apertura è stata, per il momento, rinviata al 4 maggio, a causa delle misure adottate per fronteggiare il nuovo coronavirus.
L’archivio, la sua sede, è inoltre posizionato su un poggio, a est di Firenze, sulla via Aretina, passato di poco il borgo Le Sieci, nel Comune di Pontassieve, ove si produce il vino che si chiama Poggio a Remole. Siccome i vini nascono da miscele di uve diverse anche l’archivio Frescobaldi contiene in sé altre uve, ossia l’archivio Albizi, famiglia altrettanto rappresentativa della storia della Firenze antica e non solo, che è confluito in seguito al matrimonio nel 1877 tra l’ultima di quella famiglia, Leonia, e Vittorio Frescobaldi.
Parlare dell’archivio Frescobaldi dal punto di osservazione di un archivista significa ricordare due donne “artiste” nel campo dell’archivistica italiana: Rosalia Manno Tolu, che visitò l’archivio da giovane funzionaria nel 1974, e Elisabetta Insabato, che ha promosso e curato interventi conservativi e ordinamenti grazie ai quali, dopo – detta in termini vinicoli – appropriata stagionatura, sono raccolti succhi come questo carteggio. Tra il 1989 e il 1991 Elisabetta Insabato ha promosso una campagna di restauro che ha consentito la conservazione di documenti antichi particolarmente preziosi e provveduto di un primo inventario “sommario” i due fondi, al fine di rinnovare la dichiarazione di interesse culturale particolarmente importante alla quale gli elenchi furono allegati. La dichiarazione fu emessa nel 1995 e nel successivo decennio, grazie a un impegno finanziario costante, furono redatti, sotto la sua guida, due inventari analitici curati da Ilaria Marcelli, oggi archivista in servizio presso l’Archivio di Stato di Siena. Gli inventari dei due archivi, Albizi e Frescobaldi, sono pubblicati tra le risorse on-line nel sito della Soprintendenza archivistica e bibliografica per la Toscana e se si vorrà scorrere l’inventario dell’archivio Frescobaldi, nella serie V: Affari diversi al n. 59 apparirà la seguente descrizione:
1499 circa – 1696 circa
“Filza ottava/ Affari diversi”.
Filza con piatti in legno, contenente quattro pacchi di lettere: due relativi alla famiglia Acciaiuoli, uno della famiglia Donati, un ultimo della famiglia Maringhi
Qua sono state reperite dallo storico dell’arte Francesco Solinas, in cerca di nuovi documenti sul periodo fiorentino della pittrice, le lettere poi edite nel 2011 sotto il titolo Lettere di Artemisia. Edizione critica e annotata con quarantatré documenti inediti a cura di Francesco Solinas; con la collaborazione di Michele Nicolaci e Yuri Primarosa (Roma, De Luca, 2011).
Artemisia e Rosalia, Elisabetta e Ilaria: una pittrice e tre archiviste. Merito a chi reperisce i documenti ma riconoscenza e ricordo grato a chi tanti anni fa volle investire su un archivio familiare per rendere reperibili quegli strumenti senza i quali la ricerca non può trovare frutto. È un’occasione, allora, questa, per dire grazie alla nostra collega da poco scomparsa che ha inventato guidato animato sorretto ispirato un settore di vigilanza di cui la Toscana, grazie a lei, ottiene un riconosciuto primato.
Un’ultima annotazione: attualmente l’archivio è stato conferito a un trust presieduto dal marchese Vittorio e creato con la finalità di garantirne l’integrità, incentivarne la valorizzazione nonché incrementare la documentazione tramite apporti dovuti al prosieguo dei discendenti. Una “cantina” della memoria familiare in accrescimento e “sempre aperta” agli “assaggi”.
Per saperne di più
Soprintendenza Archivistica e Bibliografica della Toscana – Ricerche online