A Fermo fino al 1 marzo 2020 la mostra “Mario Dondero. Le foto ritrovate. Inediti dall’archivio della vita”, frutto del lavoro di riordinamento ed inventariazione del fondo del fotografo conservato ad Altidona di Fermo.
Il Comune di Fermo ha dedicato al fotografo Mario Dondero (Milano 6 maggio 1928 – Petritoli 13 dicembre 2015) uno spazio espositivo dove, il 21 dicembre 2019, è stata inaugurata la mostra “Mario Dondero. Le foto ritrovate. Inediti dall’archivio della vita”. L’iniziativa è stata organizzata dall’Amministrazione comunale insieme alla società Sistema Museo, con la collaborazione della Regione Marche e la partecipazione della Soprintendenza archivistica e bibliografica dell’Umbria e delle Marche. L’esposizione potrà essere visitata fino al 1 marzo 2020.
“Le foto ritrovate” di Dondero sono 84 inediti, scoperti recentemente nel suo archivio in seguito al lavoro diriordinamento svolto dall’Associazione Altidona Belvedere, che ha curato la selezione in mostra. L’esposizione racconta i reportage del fotografo in aggregazioni di immagini. Sulla parete sinistra sono presenti le fotografie in bianco e nero delle sue esplorazioni del mondo sudamericano e africano, continenti magici in cui trovare una dimensione di vita opposta alla contemporanea, e dell’Irlanda, meta di un viaggio nel 1968 per seguire Bernadette Devlin, leader cattolica impegnata in una campagna a favore degli studenti. Sono inoltre esposte immagini del “mondo” della Borsa valori, simbolo dell’homo economicus e della sua frenesia, scattate a Stoccolma, Parigi, Atene. Un’altra serie di fotografie mostra gli alunni dell’Emilia e della Sardegna negli anni Sessanta, richiamo ai valori educativi. L’ultima sezione a sinistra è dedicata invece al teatro ed alle arti performative, soprattutto al Tanztheater di Pina Bausch e alla Comédie
Italienne di Parigi.
Sulla parete destra della mostra è presente un estratto di scatti a colori, parte della produzione di Dondero ancora poco conosciuta: sono i ritratti “esuberanti” di grafici, vignettisti e artisti degli anni Sessanta e Settanta, fra cui Emilio Tadini, Tullio Pericoli, Enrico Baj, Alberto Giacometti e molti altri. Al centro della sala sono esposti i ritratti dei personaggi che il fotografo ha conosciuto nel territorio fermano, come la scrittrice Joice Lussu, il pittore Giuseppe Pende, il partigiano Alvaro Venanzi: un omaggio al mondo delle Marche.
Le fotografie esposte provengono dall’archivio di Mario Dondero, conservato presso la Fototeca provinciale di Fermo, ad Altidona. Si tratta di un ampio fondo, ancora inesplorato, costituito da pellicole fotografiche con circa 500 mila scatti, che abbracciano gli anni fra il 1953 e il 2015. Ad oggi ne sono state riordinate due sezioni: la produzione in bianco e nero, la più nota dell’autore, di circa 250mila fotogrammi e quella a colori, di circa 15mila diapositive. Vi sono anche circa tremila stampe professionali, commissionate dallo stesso fotografo. Presso la Fototeca sono conservate inoltre le macchine fotografiche utilizzate da Dondero e la sua biblioteca, composta da monografie, periodici e cataloghi sull’arte fotografica, fra cui anche le sue opere.
Su indicazione del Gabinetto dell’allora Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, il fondo è stato dichiarato d’interesse storico particolarmente importante con decreto della Soprintendenza archivistica e bibliografica dell’Umbria e delle Marche dell’8 agosto 2016. Dal 2017 sia la Direzione generale archivi che la Soprintendenza hanno stanziato fondi per la sua conservazione, il suo riordinamento e la sua digitalizzazione. In particolare, con il contributo della DGA è stato possibile realizzare il sito dedicato all’archivio, mentre con quello della SAB UMA è stata riordinata e inventariata una parte dell’archivio con il software Archimista, fornendo più di 800 schede analitiche sui reportage di Dondero, che saranno pubblicate nel portale Strumenti di ricerca online del Sistema archivistico nazionale. Nell’inventario non saranno presenti immagini a causa dei diritti che gravano su di esse.
Durante gli anni più fervidi di attività, Dondero ha affidato le centinaia di rullini che produceva ai suoi familiari: nei primi elenchi che corredano il materiale è visibile la calligrafia della moglie, la storica Annie Duchesne, venuta a mancare nel 1995, e dei suoi figli, che oggi vivono in Francia. Negli anni Novanta sono stati redatti da loro 2 indici alfabetici dei soggetti delle fotografie, scritti in francese, oltre a 1 quaderno ad anelli e 10 quaderni di piccolo formato, che contengono l’elenco di più di 3mila negativi e provini, sistemati in faldoni. Questi strumenti sono ancora oggi fondamentali per orientarsi nel microcosmo di immagini dell’archivio.
Principale ostacolo al riordinamento delle pellicole fotografiche è stata l’impossibilità di vedere ad occhio nudo le immagini che contengono. Dall’estate del 2018, l’acquisto di uno scanner per negativi ha velocizzato la ricostruzione dell’attività del fotografo. Nonostante la naturale tendenza al disordine creativo di Dondero, fu lui stesso, negli ultimi anni di vita, a dare istruzioni agli amici più fidati di Fermo su come ordinare le sue fotografie, su quali conservare e quali eliminare. Eredi di questo importante compito, i membri dell’Associazione Altidona Belvedere hanno seguito queste indicazioni anche grazie all’aiuto di Laura Strappa, compagna del fotografo dell’età matura e sua più consapevole interprete.
Sulle orme del suo mito Robert Capa, Mario Dondero è stato un testimone dei principali eventi del Novecento, epoca che ha ritratto nelle sue caleidoscopiche sfaccettature. L’orizzonte umano catturato nel suo archivio abbraccia, in modo onnivoro, la politica nazionale ed europea, i conflitti nel Terzo mondo, ma anche il mondo degli artisti e degli intellettuali, dai più trasgressivi ai più accademici; vi trova spazio la dimensione istrionica del teatro di strada, del cinema, della televisione, a fianco del brutale realismo del mondo operaio delle miniere, dei cantieri navali, dei settori produttivi.
L’opera di Dondero è contraddistinta dalla militanza con i gruppi e movimenti politici più rivoluzionari del XX secolo, di cui ha saputo impersonare la vocazione internazionale e l’aspirazione umanitaria nel modo più autentico. Non solo, fra i tanti profili di questo fotografo, c’è ancora un altro Dondero: l’artista della fotografia capace di cogliere la bellezza negli aspetti più semplici della realtà. Nei suoi scatti poetici, le immagini di tutti i giorni, situazioni anonime e comuni, hanno in sé un richiamo all’universalità, la vocazione a lanciare dal passato un’eco verso il futuro.
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Musei di Fermo tel. 0734 217140; fermo@sistemamuseo.it