A due mesi dal sisma che ha investito alcuni territori del Reatino e delle Marche, «il Mondo degli Archivi» raccoglie alcune testimonianze sugli interventi di salvataggio realizzati dalle Soprintendenze archivistiche e bibliografiche competenti sulla documentazione delle zone terremotate e ripercorre quanto è stato fatto nel lungo periodo dopo i terremoti del 1976 in Friuli Venezia Giulia e del 2012 in Emilia Romagna.

Luke Jerram, Earthquake (una struttura 3D che cristallizza un’onda sismica)

A due mesi dal sisma che ha investito alcuni territori del Reatino e delle Marche, «il Mondo degli Archivi» raccoglie alcune testimonianze sugli interventi di salvataggio realizzati dalle Soprintendenze archivistiche e bibliografiche competenti sulla documentazione delle zone terremotate e ripercorre quanto è stato fatto nel lungo periodo dopo i terremoti del 1976 in Friuli Venezia Giulia e del 2012 in Emilia Romagna.

Il quadro che emerge da queste brevi note è abbastanza confortante: malgrado la ben conosciuta carenza di personale e di risorse, l’intervento delle Soprintendenze archivistiche per la tutela degli archivi terremotati è stato attuato in tempi rapidi e si è dimostrato piuttosto efficace. I funzionari archivistici, intervenuti prontamente, hanno saputo stabilire una proficua collaborazione con i vigili del fuoco, i carabinieri del Nucleo per la tutela dei beni culturali, i funzionari della Regione, nonché gli altri dipendenti del MiBACT impegnati nella tutela dei beni culturali interessati dal sisma, per verificare le condizioni della documentazione conservata negli edifici danneggiati ed eventualmente predisporne il trasferimento in altre sedi.
Gli Archivi di Stato di Ascoli Piceno e di Rieti e alcuni archivi diocesani hanno provveduto a individuare e rendere disponibili nelle proprie sedi gli spazi necessari per accogliere archivi comunali ed ecclesiastici che si trovavano collocati in edifici pericolanti; in particolare, un nucleo di manoscritti di Giacomo Leopardi acquistati alla fine del sec. XIX dal sindaco del Comune di Visso sono stati provvisoriamente trasferiti nella cassetta di sicurezza di una banca a Camerino.

Il risultato più significativo raggiunto dalla Soprintendenza dell’Emilia Romagna è stato l’individuazione di un polo archivistico in un capannone reso disponibile dal Comune di Vignola, di cui è stato curato l’adeguamento strutturale e impiantistico e che resterà disponibile per futuri interventi urgenti di salvaguardia di materiale documentario. A quarant’anni dal sisma del 1976 la Soprintendenza del Friuli può ricordare con giusta soddisfazione la vasta campagna di interventi di riordinamento e di restauro condotta nei decenni successivi al terremoto, anche se non sempre le istituzioni locali hanno poi mantenuto la documentazione nello stato di ordinamento in cui l’avevano ricevuta. La sensibilità degli amministratori locali è infatti la migliore garanzia per la conservazione degli archivi sparsi sul territorio e promuoverla è uno dei principali obiettivi che si propongono di raggiungere anche gli interventi attuati a seguito dei terremoti.

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